Sessa n tesi manona, 3 -l la Tofcana porto nel Monte di Bonizo , volgarmente chiamato Pog^i-bonzi. Venne voglia a Rinieri Vefcovo di Siena di pianta* ivi una Chie-fa . Ne fupplicò Adriano IV. Papa, e ne impetrò il permeilo coll’obbligo del Cenfo annuale di un Bifanzio, come colla dalla Bolla Pontificia del MCLV. e dall’ altra di confirmazione fiotto Aleflandro III. Papa nel MCLXXVI. da me gìà pubblicate. Anche a Gerberto Abbate di Santo Euftachio di Nervefa , quando confeguì da Calhfto II. la conferma de i diritti e privilegi nel MCXX1II. fu rinovata la penfionedi fei Soldi Veneziani fingults annis Lateranenjì Palano perfolvendorum , e ciò apparifce dalla Bolla di eflo Pontefice, ch’io diedi alla luce. Sappiate nulladimeno , che non mancarono Momfteri in que’tempi, i quali contuttoché apparteneilero in pieno diritto alla Chiefa Romana , non pagarono ad ella pertanto Cenfo alcuno. Nel territorio della Città d’Aquila, e nel Cartello di Luculo, fuififte tuttavia un Moniilero fuggetto ad un Abbate Secolare . Gl’ ìlluftri Conti de’ Marfi , de’ quali frequentemente fi parla nella Cronica Farfenfe , da me ftampata nella Par. II. del Tomo li. Rerum lialicarum fecero fabbricare, e arricchirono quel Moniilero, con riferbarfene il giuspatronato. Il Conte Oierifio lo affliggerti a Papa Gregorio VII. e alla fola Sede Aportolica. E pure non fu fatta allora menzione alcuna di Cenfo. Ce ne fa teili-monianza la Carta di donazione del Cartello di Collimonte fatta nel MLXXVII. dal Conte Odenfio a Pietro Abbate di San Giovanni di Ran-fomile. In erta leggerete la dichi-ir