478 Dissertazione cu* l'Ughelli ci diede 1’Atto , con dubitar nondimeno della Tua verità , ma fenza buone ragioni. In quell’ Efame noi troviamo , che nel mede-fimo tempo , che Bonus Homo era Vefcovo di Arezzo , in Sena erat E-pifcopus Magnus, il quale non fu conofciuto dall’Ughelli. Quivi ancora fi vede nominato Albanus Epifcopus de Arretio. Ne pur quello Vefcovo fu noto all’Ughelli, fe pur non foffe il chiamato da lui Alphatius, qui etiam $fl Alpanus . Truovaiì ivi anche menzione di Gaudiofo Vefcovo di Rojelle , la qual Chiefa fu poi aggregata all’altra di GrofTeto. L’Ughel- li non ne ebbe contezza. Servirà queila Carta anche per far conofcere , come foffe in que’ tempi fcaduta la Difdplina Ecclefiailica. Così deponeva Orione Prete: Adeodatus ifìo anno fecit ibi Fontes , & fagravit eas a lumen per nocle . Et fecit ibi Presbitero uno infantalo , habente annos non plus duodecimi qui nec Fefpero fapit , nec Madodinos ( cioè i Matutim ) facere, nec M/JJa cantare. Nam confubrino ejus coetaneo ecce mecum habeo Videte , fi pojjìt cognofcere Presbiterun effe. Di quello medeiìmo giovinetto d’anni dodici ordinato Prete rende tellimonianza Aufrit Prete con dire: Nam in iflo anno infra Quabragefìmam fecit ibi Deodacus Epifcopus de Sena Fontes, & per nocle eas fagravit, & P resbyterum fuum pofuu uno infantulo de annos duodecim . Portati quelli Atti ed Efamì al Re Liutprando, egli decife la con-troveriìa in favore del VefcQvo di Arezzo con un Decreto , eh’ io ricalai dall’Archivio i'uddetto de i Canonici di Arezzo. Elio è intitolato: Edictum & magna Confinano Demrii Li ut prandi Re vis pcfl Judicatum Epi-feoporum. Riferifce l’Ughelli nel Catalogo de’Vefcovi di Arezzo un Diploma di Carlo Magno, dove è ripetuta queila controverlìa , rtilando vincitore in eflà il Vefcovo di Arezzo. Ma in quel Privilegio s’incontrano cole, che giuilo motivo porgono di merce finta, fe pure quegli errori non fon da attribuire all’Ughelli , poco diligente copilla de gli antichi Documenti. Quanto agli Atti da me prodotti, non truovo io in effi colà, che fia ¿contraria alia Storia, anzi vi ravvifo tutte le note della vera antichità, nè di tanto fapere e Critica erano gli uomini de’.fuf-feguenti Secoli da poter formare limili Atti. Nell’accennato Editto del Re Liutprando fi legge: Tunc nofìra Excellentia una cum venerandis \ iris Theodoro Epifcopo Caflri nofìri, & Emulano Abbate , atque Seigutl, Albino Presbiteri!, necnon ifluflres Judices noftris , qui nobiscum aderant, idfjl Au-duald Ducem Guiduald &c. A chi mai de’ poileriori Secoli farebbe caduto in mente, fe avelie finto un Decreto del Re Liutprando, di mettere fra i teftimonj Audoaldo Duce ? La fola verità diede luogo a quel Principe in eiìo Editto; imperocché veramente egli fiorì fotto ì Re Longobardi, ed io nel Cap. io. pag. 74. della Par. i. delle Antich. Elleniì ne avea rapportata l’ifcrizion fepolcrale, tuttavia eiìilente in Pavia, il cui principio è tale : SVB