39^ Dissertazione Documento ci fi rammenta Maxentius Ajuiligenfls EccLfice Patriarchìi, e la memoria di lui può fervire o a megltorare , o ad ordinare la Cronologia di qtic’ Prelati. Erano (oliti, torno a dire, i Luoghi facri lom-minittrare Fodrum & Paratam a gl’ Imperadori, e Metti o Legati loro tutte le fiate ch’etti vi fi trasferivano. Ciò anche apparifce da una Carta, che già produtti, comunicatami dal ßenvoglienti Sanefe. In un Placito o Giudicato tenuto nel 1038. alla prefenza di Altouomo Metto dell’ Imperador Corrado ti offerì Andrea Abbate del Monittero Rofellenfe di S. Bartolomeo di fottenere col giuramento, quod de predillo Monaßcrio confnetudo non fuit , neque Fodero, ncque Parrata ab Imperatore , neque a fuo M:ffo dedijfe , ncque dedi ego . Per la qual cofa il Metto Imperiale fud-detto lentenziò, che dal Fodro e dalla Parata efente e immune fotte 1’ Abbate col fuo Monittero alla venuta dell’ Iroperadore e de’l'uoi Legati . Da ciò fi può inferire, che non mancarono altri Monitterj , foliti a contribuire in sì fatta occaiione la Parata e il Fodro. Noi fappiamo che gli Augutti e i Metti loro , allora quando viaggiavano per 1 Italia, il più delle volte fceglievano 1’ofpizio nelle Cafe de’Vefcovi, o ne’ Monitteij. Niun Privilegio ottava nè impediva per mio awifo , che ditturbo alla quiete, e incomodo di borfa non rifentiffero coloro, a’quali volendo o non volendo toccava a dare alloggio a quegli ofpiti. Pretto Radevico nel trenteiìmo terzo Capitolo del Libro lì. delle getta dell’Augufto Federigo I. Papa Adriano IV. fra l’altre cofe pretendeva , Nuntios Imperatori.s in Palaius Epifcoporum mìnime recipiendos . Rifpondeva al contrario 1 Imperadore : Nuntios noflros non effe recipiendos in Palatiis Epifco-porum affen t . Concedo , ß forte alìquìs Epifcoporu ni habet in fuo proprio fo-lo, & non in noßro, Palailum . Si autem in noßro foto & allodio funi Pa-latia Epifcoporum , quam profeclo omne , quod cedißcatur, folo cedat ; noßra funi & Palatici. Injuria ergo e ff't, fi quis Nuntios noßros a Regiis Palauis prohiberet. Agevole cola farebbe, fol quanto il luogo lo richiedeffe , rintuzzare quefta dialettica di Federigo, la quale per foverchia fottigliezza mal fi fottiene. Ma pattiamo ad altre cofe. Vo’io dunque parlare di un altro genere d’immunità, di cui godono tuttavia i Monaci, e gli altri Ordini Religiofi . Dico la Libertà, per la quale fciolti e fottratti dall’ubbidienza de’Vefcovi, alla fola Sede A-poftolica fono foggetti. Di quefto articolo trattai nella Differì. LXIV. de vano flatu Dicecefum, e nella LXIX. precedente de Cenßbus Romane Ec-chßcz. Ora aggiungo ciò che a me retta da offervare. Primieramente s ha da mettere per fondamento, che i Monaci anticamente , fin fytto il Pontificato di Gregorio Magno , goderono di molti privilegi e immunità. Quali tutti però non altramente che il Clero Secolare, furono fot-ropotti a) Vefcovo del Luogo , in cui aveano i Monitterj, a norma de’ Canoni, e della regola della Gerarchia Ecclellattica, e dal governo di