48 Dissertazione deferenti in Burgo Sancii Johannis Ev angeliflce damus potefla'em. Fino allora il Palazzo imperiale era flato entro la Città; fu permeifo a que1 Cittadini di fpianarlo, e di fabbricarne un nuovo ne’Borghi. Aggiugne r Imperadore : Albergariam quoque novce & veteris Civitatis , ut arcumdata efl muro & munimine, eis remittimus & donamus. Adunque avea dianzi quella Città un recinto o Fortezza, dove dimorava il Prefidio del Mar-chefe Bonifazio, e della Contefla Matilda, e prima d’efii, del Re od Imperadore. Da li innanzi le Truppa dell’Imperadore doveano prendere quartiere fuori delle Città . Finalmente conferma Arrigo a i Mantovani eam Conjuetudinem bonam & juflam ; quam qucelibet noftri Imperli Civitas obtinet: del che fi dovrà ricordare il Lettore, allorché tratteremo nella Differt. XLVIII. della Società de’ Lombardi, e di Federigo I. Augnilo, che era dietro a fpogliare di tutto le Città d’Italia. Abbiam dunque veduto inabilito fin lotto Arrigo V. fra gl’Iroperado-ti Quarto in molte Città della Lombardia eTofcana il godimento della Libertà, e una forma di Repubblica , e mutazion di governo . Ma a riferva de’ Milanefi, che talvolta non guardavano mifure, difficilmente fi moftrerà Città , la quale non riconoiceiTe l’alto dominio de gl’Imperado-ri. Probabilmente ancora duravano le Appellazioni al Conte del Palalo, che $ eraridotto alla Terra di Lomello della Diocefi di Pavia ; e fi ipe-divano ancora de i Meffi Regj fecondo l’ufo antico ad jufìitias faciendas dalla Corte Cefarea. Ne ho recato un efempio dell’Anno 1146. cioè una Lettera del Vefcovo di Coftanza , intitolato Domni Chonradi Romanorum Regis Legatus , in cui fcrive & ordina a i Confoli e Popolo di Cremona di far giuftizia contro gli occupatori di alcuni Beni di quel Vefcovo . Potrebbefi credere efercitata anche in Milano la defila Imperiale autorità nell’Anno 1148. avendo io prodotta la Sentenza di Adelardo Diacono della Cbiefa Milanefe in una Lite, fpettante all* elezione del Prete di Santa Maria al Circolo, difputata fra la BadeiTa del Moniflero Maggiore, e i Parrocchiani, affiftendovi Obitius Judex &c. Mi[fus Domni lenii Lotharii Imperatori*. Ma regnando allora Corrado Re de’Romani, altro non vuol dire quel titolo , le non che quell’ Obizzo era flato addottorato con facoltà data da Lottario Imperadore. L’efempio delle Città d’Italia pafsò poi in Germania, dove ricuperarono, e ritengono tuttavia mol-tiffime Città la loro Libertà. Penetrò anche in Francia, e ne’Paefi baffi; ma non ebbe pari fucceffo, fe non che ivi fi formarono de i Comuni, ma dipendenti dal Re, e dai Magiftrati fuoi, o da i Duchi, Marchefi, e Conti di quelle contrade . Alcune ancora delle Città di Sicilia iflituiron o delle Comunità nel Secolo XIII. ma che ebbero corta durata. Notiffima cofa ¿poi, quanto il Popolo Romano, fedotto da gli empj configli di Arnaldo da Brefcia, tentaffe ed ardifle per metterfi in Libertà, e Scuotere 1’ antichifiìtna Signoria de’Roroani Pontefici . Ottone Frifingenfe