^ 08 foffe alcun Monaco coetaneo del P. Abate Anfelmo ben confapevole dì tante ville, dei Duca Norteperto , e d' ogn’ altra circotlanza de' tempi Tuoi. Certamente non è quello lo Itile ufa-to di Carlo Magno . E per farli padrone del Regno d' Italia , lappiamo dall' Iltoria, eh' ei non fece maneggi, molto meno intereffò il P. Abate Anfelmo , o qualunque altro Abate di altro Monaiterio; ma conditile fecu a tai'effetto le animofe, e temute truppe de'Franchi . '£ Tappiamo ancora, che dedico quello Re ( pofeia Imperadore ) alla erudizione, fpecial-mente Ecclefilitica, la procacciò dall'ozio tranquillo de’Monaci , i quali per tal veiib Tali-roni in riputazione , ed in itima preffo di lui non già per avere avuto mano in farlo Re d’ Iralia. Del reito che il Cognato d’Aitolfo, qual'era il P. Anfelmo, per vendicarli dell* eiilio fofferto per ordine del Re Delìderio, s’ li ni ile con Adriano Papa, come fi dice qui fot-ro , a fargli ottenere il Regno de’ Longobardi, lo congettura 1’ Autore con sì buon fuccei-ib, che Bernardino Zanetti nella Tua itoria moderniifima dell'antico Regno de'Longobardi 0*0 • 6SS. feq. ) fenz’ alerò appoggio che quello Autore lo da per certo, tirando al fuo proposto 1’Anonimo Salernitano ( cap. ìx. ) , il quale contro ia llgria che abbiamo prelfo A-jiaitaiio dà fine al Regno di Deriderlo per via di fegreti maneggi de' principali Longobardi con Carlo, e di tradimento de’medeiimi. Come ciò s'accordi coll’affedio di Payia per fei meli, coll’Epidemia fopraggiunta agli affediati, e coll'efpugnazion della piazza, che era la Reggia , e produife il mirabiì’ effetto della dedizione di tutta la nazione; non fa capirli. Vedi Anaitaf. in vita Hadr. Baron. & Pag. an. 774, num. 7. feqq. (?o) pag. jjr.jiQiielta efpreffione in parlando d’ udmo poco fopra appellato Santo, è discii-ctfvole . Altre moke fe ne noteranno dal lettore in quella Differtazione intempeltive, inoffi-ciofe, difoboliganti : le quali tutte da me fi tralafciano intento folo alle cofe di momento-, che riguardano la Sede della Religione, il fonte della Difciplina Eccleliailica, e la Reggia, del fommo Sacerdote. (} 0 i6'-' I-e notizie fin qui dateci dall’Autore fopra i due punti di difciplina eiaminati da lui a fine folamente di rivedere i conti a’Luoghi pii, ed alle Chiefe ; promuovono forfè la pietà, e la divozione de’Fedeli ? Perchè non più toilo dar l’idea delle Indulgenze di poco tempo, per avvifaie i popoli a ben difporfi per confeguir le più ampie?-Forfè che mancano gli efemplj : uno folo ne accennerò del XIII. Secolo, il quale lervirà per tutti. In-jiocenzo III. 1’an. 1108. ( Regefi ap. Baluz. lib. 10. ep. 17*. ) ne concedette ivna d’un’ anno folo nella Stazione da lui iitituita nella Chiefa di S. Spirito in Saifia, Spedale celebre «li Roma, e additò la maniera di confeguula : Debet huic Station! Rom mur Pontifex1 cum fuis Cardi-tal ibus ini er effe, ut & Mijfarum fólemnia ibi celebret , & exhortatorium faciat de hac celebritate fermonem . Neve fìdelii populus famslicus ab iis nuptiis revertatur , frater materialem , ¿r dottrinalem , fpiritualem quoque fibi cibum impendat , remijjìo-nem unius anni de injunttis fibi poenitentiis indulgendo . Adunque oltre all’ interna indifpenfabilc ■ difpoiizione doveva il popolo intervenire alla devota procciìione , alla ianta Meffa fo enne, e alla predica per acquiilare un’anno folo d’indulgenza. Le plenarie poi iilituite per eni andava a facrificar la fua vita combattendo centro i nemici della finta Fede; dilatate in appretto a chiunque devotamente pellegrinaffe al centro della Cattolica Religione, ed ivi deponeffe le fue colpe; e finalmente dal Romano Pontefice difpenfator de’ tefori della Chiefa propalate per bene de’fedeli con egual liberalità, e diiìnrereffe, a certe ioiennità, e facri Templi; purché vi fi concorra colle dovute difpofizioni : danno anzi a vedere il ?elo dii Sommo Pallore, in facilitare a tutti la falvazione, che lo feopo a cui è diretta quella Diffeitazione con efagerar gli abufi di qualche luogo, e di qualche tempo, già caduti, oriprovati, e tacere il fine primario della illituzione . Di tutte le cofe , che nel corfo di tanti Secoli fono accadute in quella baffa terra , delle quali fole è permeifo a noi mortali di ragionare, fe fi tace tutto il bene, e fi consegna infteme tutto il male, da qualunque caufa fia venuto, inferendo contro i precetti della logica da un particolare 1* uni-verfale ; fi poffono formar Trattati altrettanto dilettevoli, quanto nuovi, facendo comparire il ■vituperio , ov' erafi creduto foggiornar la laude. Ma di sì fatto modo di fcrivere o comporle qual’è il pregio? quale il premio? (q i) pag. 1*4. Quanti, e quali foffero i Patrimoni d’ Oriente s’apprende dall’Alemanni ( de Later. Pariet. cap. 15. 1, e da Monf. Bianchini ( Anaß. to. 1. p. 301. ) Il fruito che lie ritraeva la Santa Sede, detratte le fpefe de’ Miniilri , era di tre talenti d’ oro, e mezzo cioè 17. mila Doppie di noilra moneta. Quando i difoidini d’Oliente nerefero difficile 1’ efazione, la pietà degli Auguili li permutò ne'due vaili Patrimoni C alabritano e Siculo, coniìfeati poi dagl’ Iconodafti ; Patrimonia vero, qua dicuntur SS. & Coryphaorum Apofto-