814 Documenti (n. 58) cettare il fondamento di questa argomentazione. Il consenso della Russia era preveduto, dovendosi tenere in riguardo gli interessi di questo Stato alleato; effettivamente, la clausola in favore della Russia è espressamente formulata come una riserva. Ma la Russia non poteva più dare il suo consenso, e non poteva neppure rifiutarlo, per la semplice ragione che essa aveva cessato di essere uno Stato alleato. È per ciò che questo consenso non le fu neppure richiesto, dal momento che essa aveva perduto il diritto di far valere i suoi interessi nelPalleanza. Ciò non può in alcun modo infirmare la forza dell’accordo fra le parti contraenti. La nota del 28 giugno espone che “ tutte le sfere d’influenza che questi ultimi (i vincitori) potranno acquistare non diventeranno loro piena proprietà; essi non le deterranno che a titolo di « trustee » (Jìdecommissari) 0 di mandatari della Lega delle Nazioni”. Più avanti la nota ricorda la dichiarazione dei Governi alleati ed associati, in forza della quale ‘ ‘ nessun accrescimento di territorio ricompenserà uno Stato qualsiasi per aver prolungato gli orrori della guerra”. Finalmente la nota esprime la supposizione che l’Italia abbia l’intenzione di ottenere con la forza ciò che essa rivendica come a lei spettante per diritto. Ora deve essere chiaramente inteso che l’Italia non ha alcuna mira di conquista violenta o di annessione arbitraria in Anatolia. La sua ferma intenzione di osservare i principi umanitari proclamati dal Presidente Wilson e adottati dagli Alleati, risulta dalla nota italiana in data 16 novembre u. s., indirizzata al Foreign Office (e comunicata al Governo francese), che afferma precisamente i prin-cipii contenuti nella dichiarazione franco-inglese del novembre 1918, citata dalla nota alla quale io ho l’onore di rispondere. Del resto, per togliere ogni possibilità di dubbio a questo riguardo, tengo a dichiarare qui che io do piena adesione, per ciò che concerne le rivendicazioni dell’Italia, a quella dichiarazione, che si riferisce ai modi di amministrazione della Siria e della Mesopotamia. Le occupazioni militari italiane in Anatolia e quella di Scalanova in particolare, danno occasione ad espres-