1 ) B Di S SE R T A L l ONE iato Lib. X. Rub. i. chiaramente dicevano , che ex fordido Olei vendi-torum genere editus, faclus fuit & creaius Capitarnus toùus Populi, Civita-tis Verona de communi voluntate & conjilto Popah Civiiatis ejusdem. Succederemo pofcia Alberto , Bartolomeo , Alboino , Can Grande, ed altri Scaligeri , de’quali , come ognun vede, legittimo fu l’ingrefTo alla potenza, con vantaggio poi della Città di Verona, che crebbe di dominio e di gloria: fe non che gli ultimi di quella profapia degenerando dalle virtù de’lor maggiori, ofcurarono il proprio nome , e perderono quella Signoria . Convien certamente confettare, che fembra poco decorofo il principio della Cafa da Gonzaga nel governo di Mantova , manifefta cola ettendo, che l'efaltazion Aia cominciò nell’Anno 1328. dall’uccisone di Rinaldo fopranominato PaiTerino, che in Mantova era Vicario dell’ Imperadore . Ma Pafferino anch’ egli con arti cattive s’era procacciato quel dominio , e odiato dal Popolo, non ebbe chi piagnette la fua morte . Comunque fia , tal fu l’onoratezza, il valore, e buon governo di quefta Famiglia, che fi conciliò l’amore e la ftima di tutto quel Popolo, e degna fu che gi’Imperadori la decoraffero con molti Privilegj, e che ogni Storico ne parli con onore. Furono portati anche i Carrarefi alla Signoria di Padova nell’ Anno 1318. dalla difcordia de’Cittadini, i quali fi unirono ad eleggere Giacomo da Carrara, conofcendo ognuno, che in quelle fcabrofe congiunture meglio era il conferire ad un folo 1’ autorità divifa in tanti, come già ufarono i Romani creando il Dittatore . Abbondò pofcia quella Famiglia di uomini valorofi , che in fine cederono ad una maggior potenza. Lafcerò dire ad altri ciò che s’abbia a giudicare de i Malaiejli una volta dominanti di Rimini ed altre Città (14); de gli Alidoji in Imola ; de’ Traverfari e Polentani in Ravenna ; de gli Ordelaffi in Forlì; d e Pepoli e Bentivogli in Bologna,- de’ Conti di Mon-tefeltro in Urbino ; de Varani in Camerino,- de’ Trinci in Foligno ; de’RoJJl e Correggjejchi in Parma ; de gli Scoti in Piacenza; de’ Tarlati in Arezzo; de’Cajali in Cortona,- de i Beccheria in Pavia; de i Tifoni in Vercelli. Lafcio andare altre Città,- perciocché appena vi fu Città libera ( ne eccettuo iempre Venezia ) la quale qualche volta o fpontaneamente non ricevette un Signore, o per forza un Tiranno. Quello che fi dee avvertire , allorché in tanta confusione fi trovavano le Città per le diffenfioni & odj interni , non mancavano mai i Cittadini più faggi ed amatori della pace, e i Vefcovi, Sacerdoti, e perfone Religione, di tentare ogni mezzo per conciliar gli animi, e rimettere fra loro la concordia. Ma oggi era pace , domani guerra; nè maniera utile ed efficace fi trovava dì acquetar sì forfennato bollore. La via più fpedita, e comprovata dalla fperienza, per frenar tanti sregolati movimenti, fu, quella di mutar la forma del governo , e di trasferire in un folo i diritti dell’ imperio, acciocché quelli divenendo come Padre V-f) Vedi le Annoteiioni \n fine del Tomo, e Rc^-