Documenti (re. 44) 79« 2) che se nel giorno d’incontro coi tedeschi, alla domanda di essi circa l’Italia si dovrà rispondere che rappresentanti ufficiali dell’Italia sono assenti, il Patto di Londra «è andato » (is goné), e quindi mi ha ricordato l’avvertimento datomi il 24 corrente (vedi telegramma collettivo del 2 maggio) ; 3) che se invece i nostri delegati saranno a Parigi prima dell’incontro coi tedeschi, egli mantiene integra la dichiarazione ripetuta al Presidente del Consiglio che l’Inghilterra «will stand by », e pur non impegnandosi ben inteso a dichiarare per questo guerra all’America, rifiuterà di firmare qualsiasi pace non conforme al Patto di Londra. Per conseguenza Fiume dovrà in tal caso, giusta medesimo patto, venire consegnata alla Croazia; 4) che se i nostri plenipotenziari tornano alla data indicata, egli nutre anche speranza che potrà discorrere con Wilson per giungere ad una soluzione conciliativa, e sulle basi all’incirca che formarono oggetto delle ultime discussioni in seguito alle quali, a suo dire, l’intesa era quasi sul punto di raggiungersi, quando noi, malgrado la sua insistenza, ci siamo assentati in seguito al manifesto di Wilson e rifiutammo di proseguire le trattative. Su questo punto però Lloyd George ha esplicitamente confermato la sua precedente dichiarazione firca unica soluzione per Fiume, ossia di città libera sotto la Lega delle Nazioni. La soluzione venne da lui qualificata accettabilissima da noi. Disse: o gli italiani hanno predominanza in numero, influenza, posizione economica ecc. o non l’hanno. Nel primo caso essi finiranno sempre per essere i padroni. Nel secondo caso non vi è più ragione di discutere. Lloyd George ha inoltre soggiunto che se R. Governo insiste sull’ultima posizione presa da V. E. e manifestata all’incaricato di affari dell’Inghilterra a Roma, che cioè non potrebbe oggi più contentarsi di quanto sarebbe stato possibile accettare allora, ogni speranza d’intesa sarebbe vana; che gravissimo errore e pregno delle più serie conseguenze è stata la nostra ritirata all’ultimo momento, proprio alla vigilia dell’incontro col nemico, dopo che per tre mesi poco o nulla si è da parte nostra tentato di negoziare circa una soluzione conciliativa che si sarebbe certamente trovata. Per questo motivo appunto egli, rendendosi subito conto