Settantesima; 399 quefto fatto aggiugniamone un altro . Olderico Vefcovo di Cremona a-vea fondato fui finire del Secolo Decimo il Moniitero di San Lorenzo fuori di quella Città alla Porta, che tuttavia Mofa fi appella. Perciocché la gente dicea, che l’Abbate Lamberto dilapidava i fondi del Mo-n;ilero fuddetto, Landolfo fuccetlore di Olderico nel Vefcovato impetrò nel 1009. dall’Augufto Arrigo 1. un Diploma, riferito dall’Ughelli nel Tomo IV. dell’Italia facra. Di un altro fomigliante, che il Re Airigo 111 diede, parlerò nella Diiìertazione LXXII. de caujjis imminuta: Eccle-fiafltcorum potenvce . Ivi fu decretato, che non folle lecito in avvenire all’ Abbate di San Lorenzo di fare qualunque contratto fi foiTe fine licen-tm Ept/copi. Ma lo fteiio Vefcovo Landolfo operò poi paggio, che 1* Abbate Lamberto diffipatore , laonde fecondo che fcritie Sicardo Vefcovo Cremonefe alla pag. 584. della Cronica già da me pubblicata nel VII. Tomo Rer. hai. elio Landolfo Monajltni Sancii. Laurentii, & Cre-monenjis Popuh juit acernmus ptrfequutor. Quadrai Populus ipfum de Ci-'vìtate ejecit, & Palatium turnbus & duplici muro munitum àejlruxìl. Mu-t-ò Landolfo dipoi regiitro e coftumi, talché per atteflato del Cavitellio ne gli Annali Cremonefi , ricevuto fu da i Cittadini , & ob damna per eum illata Abbati & Morachts Divi Laurentii, conjlrui jecìt Ecclefiam in honorem S. viclons, ceduta fotto alcune condizioni al mentovato Moni-ftero dallo iteifo Landolfo nell’Anno 1021. ficcome apparifce da un e-femplaie molto amico di una Carta da me prodotta , che fi conferva nell’ Archivio del Capitolo de’Canonici di Cremona. Quanto gravofi e molefh fofllro talvolta 1 Vefcovi a i Monaci, agevolmente poffiam comprenderlo da un documento di Ramberto Vefcovo di Brefcia, già pubblicato nella Par. II. alla trentefima Coftituzione del Bollario Cafinefe . Dopo aver fondato quel buon Pielato il Moniilero de’Santi Fauflino e Gio^ita , vi aveva introdotto de' Monaci, ed avealo arricchito di beni. Perei'cchè br-tfriava, eh’e fio Monittero folle immune ab omni inquietudine & opprejjione, arifiofamente feongiurò unumquemque Succejforum Juo-rum , coram Lieo & Jtfu Chriflo ; ut nullam ipjis inquietudinem t rat ribus in-gerat. Quod fi quis diabolica frauie deccptus , vel avarince pefle corruptus perturbatonem intulerit , feiat, fe in di [irtelo Dei judicio caufas habnurum, pcena^que perpetuas luhurum , & merito, quia fanclam Saiclorum devotionem, decusque Ecdef.cz pervertere mìnime timuit . Ma in quella Carta fi defide-rano alcune parole , degne certamente di oflervazione, le quali dal Margarino furono tralafciate. Ne terrò dunque conto coll’aiuto della pergamena fuddetta , e faranno le feguenti : Ptced clis itaque v rìs hujus o-peris curam , cum nojìrorum Sacerdotum etiam confenfu , commìfimus, ea ut*-que ratione, ut prò fui defenfior.e ipfa Congregano , quo quiete atque tranquille (uum Deo perfolvere valeat votum , Libram argenti Epifcopo tflius per-folvat EccLfice in beavjfimorum Faufìini & Joviltx fflivitate. Habenatquc nikil-