< 04. fißentibus, nella quale rende loro conto delle caufe del Tuo ritiro, dell’operato nel ricever chi era caduto, e dell' aflìitenza predata a’Martiri, e Confeffori, fa comprendere, che non fen-za ragione furono pofeia i Cardinali preferiti agli lleffi Vefcovi. Molte altre lettere dello lief-fo S. Cipriano vi fono dirette al medeiimo rifpettabil Clero, che ne rilevano la gran riputazione . Onde chi polìiede vera erudizione Eccjefiattica ne parla affai diverfamente . Odali il dottiffimo P. Conllant ( Epifi. Rom. Pontif. pag. igi. tom. r. ), ove parla della di lui lettera ( Int. Cypr. ep. ji. ) a quel S. Vefcovo : Sapientiam quidem fpirant primo Ecclefia Clero dignam. ls nempe nimio potefiatis fua fiitdio minime percitus , Epifcopos vicinos, ac remotos, qui Roma aderant, fecum vacare, eorumque confilio uti non dedignatur. Vedi la Prefa ione del Tomo V. degli Annali dell’ edizione Rm. e anche quella che precede quello Terzo Tomo deile Differtaz. it pag. 170. L’ Autore ommette altro Canone del medeiimo Concilio pubblicato già da Ol-frenio ( Coll. Rom. pag. 15 $. feqq. ) e 20. anni fono anche da me, con aggiugnem il principio da preziolb Codice Verande, e con fubito trafmetterlo a effo Autore, che ne moitrò gradimento. Il Canone ommeffo è tale : Si quis ex Epifcopis , vel Presbyteris, vel Monachis, aut ex Laicis contra Canonum & Sa,itlormn Patrum fiatuta prorumpens*in gradum Majorum ( Graziano Difi. 19. c. 5. legge filiorum ) Sanila Rom. Eccl, idefi Presbyterorum Cardinaltum, & Diaconor um ire prafumpferit, & hanc Apoftolic'am fedem invadere quilibet ex /upradiclis tentaverit, & ad fummum Pontificalem honorem afeendere voluerit, ipfi & fibi faventibus fiat perpetuum anathema . La caufa dell’ omiffione è palefe. Quel vedere i Vefcovi , Preti, e Monaci ambire al grado majorum, o lìa filiorum della S. R. C. gli ha fatto meritamente temere, che la fua dottrina de' veri Parrochi, e veri Rettori, noi^ venga dilìrutta da quegli am-bizioli di varia condizione quali cento anni prima, ch’ei la defle per cerca, come s'-'è vitto nella nota precedente. Si aggiugne che il medeiimo Stefano III. fu fatto Prete Cardinale del titolo di S. Cecilia Anaß. Vit.Steph. ìv. al. m. da S. Zaccheria , che lo^ ritenne Tempre al fuo fervigio net Palazzo Apostolico Lateranenfe, conforme fecero i due Succeffori Sterno IL e Paolo I. fino alla morte , che legai 1' an. 768. Che vero Parroco dovette effer quelli , che non conobbe greggia per più di 10. anni ! E’ molto, che 1‘ Autore citi poco fopra il Concilio di Leone IV. in cui venne deporto Analtafio Cardinale per la fua difubbidienza ; e non oflèrvi la vera definizione de'Cardinali della S. R. C. Dice ivi il Pontefice: Anafiafius pres-byter Cardini: nofiri, quem nos in titulo B. Marcelli Mart. atque Pontif. ordinavimus . Adunque non il titolo, in cui venivano ordinati i Preti del (acro Collegio , dava loro il nome; ma il Cardine della Chiefa di Gesù Crilto, cioè la Chiefa Romana, fondamento, e centro di tutte le Chiefe del mondo, li costituiva preti Cardinali tanto diverfi da' veri Parrochi , quanto era ed è cliverfo il loro ufizio da quello di veri Parrochi . Non bifogna dunque lafciarfi ingannare dalla fomiglianza del nome nel decidere di cote sì fublimi . Vadati alla irtituzione de’Cardinali, e troverai!! , che dal bel principio del fecondo Secolo furono diitribuite a’Cardinali le Chiefe domettiche da S. Evarilto Anali. fe£l. 6. ), come d’Aquila e Prifca, di Lucina, di Clemente, di Pudente, di Claudia &c. perchè ivi radu-naffero i fedeli, e face Aero le linafli. VedralH poi che due fecoli dopo, S. Marcello , per riparare al grave male recato a Roma nella fiera perfecuzione di Diodeziano, con ditlruggere tutti i luoghi facri , e confifcare 1 Cimiteri, Ti tu! or in n^be Roma confi/tuit, quafi Diacefes/ pro-pter baptifnum & pcenitentiam multorum, qui convertebantur ex pagana, & propter fepulturas inartyrum Anatt .feti. 31. : cioè diede a’Preti. Cardinali ampia facoltà d’etercitare i due oiflzj allora fpetranti a’Vefcovi folamente, d’ amminitlrare il battelìmo, e affegnar la penitenza lapfis, nelle cale ovvero oratorj privati di eflfe, efibite già dalle pie per!one per attendervi occultamente al divino fervigio, e diftribuite, -co n' è detto da S Evarillo, a’Preti Cardinali, che fi hi per tradizione eifere ftati creati in numero di da S. Cleto ex pra-cepto Divi Petri ( Anali, feci. 3. ) nel primo Secolo delta Chieia poco dopo la morte del Principe degli Apoftoli. Viltà così l'antichità, la dignità, e l'autorità del Sacro Collegio ne’primi tre Secoli 1, quando nemmeno per fogno fi poffono immaginar parrocchie nelle Città, ov’era la fola cattedrale; per concepire, che non conviene a’Cardinih il nome di veri Parrochi bifogna feendere al quinto Secolo, nel quale S. Innocenzo ( ad Dee. Eugitb. cap. 5. ) dice apertamente, che i Titoli non erano Parrochie, e per confeguente i Cardinali non eran Parrocchi . De fermento vero , quoi die Dominica per Vtulos mittìmits , fuperflue nos con-fulere voluifii, qùuu omnes Ecclefia nofira intra civitatem fint conflituta . Quarum presbyteri, quia die ipia propter plebem fibi creditam nobifeum convenire non pojfunt ; ideirro fermentum a. xobit con feci um per acolythos accipiunt, ut fe a nofira comir.unione, maxime illa die non judi-tfnt fepurcitos. Ouod per ptimcias fieri debere non pitto : quia nec long e portand* funt Sacra-