SeSSANTESJMAQUINTà. 319 difapprovava un Monaco Palatino. Ho buon teftimonio di ciò Ermoldo Nigello , il cui Poema de Lauà. Ludovici Pii ho io pubblicato nella P. II. del Tomo II. Rer. Ital. Introduce egli nel fine del Lib. II. lo fteffo Lodovico, che così parla al medefimo Abbate Benedetto , esponendo i motivi d’aver fabbricato il Moniftero Indenfe . Altera cauJJ'a monet, quoniam tu nam ipfe faieris , Ingratum voto hoc opus effe tuo . Nec deceat Mortachum civìhbus infore rebus, Resque Palatwas ferre libenter eos . Illud JeJ poteris Pratrum curare labores , Obfequia hospitibus cura parare pia : t Atque iterum noflras renovatus vifere Jedes , rratribus & Jolito ferre patrocìnia . Ma nè pure in tutti i Monaci di que’ tempi fi trovava quella cura della Regolare oiTervanza , e quello (prezzo delle cole temporali, che fplen-dè in Benedetto Anianenfe. Ancorché nella Storia Monadica d’ allora s’ incontrino non pochi Abbati e Monaci, cofpicui per la lor Santità ; e quantunque l’iftituto della vita Monaftica meriti fomme lodi, di maniera che alle volte le Congregazioni de’buoni Monaci fi veggano chiamate un ParadiJ'o , e la lor vita feltciffima ed Angelica , come notò il Sir-mondo nelle Note a Goffredo Vindocinenfe : tuttavia lì vuol confettare, che fecondo 1’ ufo della corrotta noltra natura non mancò mai, anzi abbondò fra quel grano il loglio. Cioè anche allora molti furono coloro, che dopo avere abbandonato il Secolo abbondavano di delìderj e fatti fecolarefchi,- o pure mal foffrendo la difciplina Monaftica girovagavano , ed anche dicevano un perpetuo addio a i lor Monifterj j ovvero cadevano in peggiori eccelli, che gli fteflì Secolari. Sotto lo fteffo Lodovico Pio, cioè fotto un Principe, che in fabbricar Monifterj, amare ed arricchire i Monaci non ebbe pari, così fcriveva Lupo Abbate della Ferriere in Francia a Guenilone Arcivefcovo Senonenfe Epift. 29. Epijccpa-¿iter vobis compaùendum ejl, fi multos Monachorum experti fitìs a Jua pro-fefjìone deteflabiliter deviare : quum & natura hurnana prona fit ad malum , & hofììs nofler bona feminì fuperfemìnare femper gefliat ^ama . Anche Pa-fcafìo Radberto Abbate di Cerbeia, che ne’medeiìmi tempi fiorì, personaggio d’incorrotta fantità, nel Lib. IV. fopra Geremia, così fcriveva del Secolo fuo , cioè del Nono : Ecce ìam pene nulla efl Secularis aclio , quam non Sacerdotes Chrifli adminiflrent ; nulla Mundi ncgotia, in quìbtts Miniflri Altaris fe non occupent. Nulla rerum improbitas, qua fe Monaflì-cus Qrdo non implica -, pene nulla tnlecebris vita blanditi.es , qua fe enfiasi SanBtmomalìum non commaculèt. Nè minori in Italia erano i diforaini , tuttoché i Monarchi Carolini fi ftudiaffero di rimediarvi. Ecco ciò, che rifpo-