[30V.I9] Ultimo dibattito coloniale 615 mente degli altri, ma tuttavia con le modificazioni che lo rendono inaccettabile all’Italia. Cosi una volta di più la cattiva volontà di Clemenceau e una serie di fatalità hanno risospinto in alto mare la soluzione del problema adriatico. Ormai non c’è più che restare fermi sul patto di Londra e sul principio di consentire l’autodecisione a Fiume, in attesa che gli eventi maturino, che l’ambiente si calmi. Ma io mi convinco sempre più che la delegazione capeggiata da Orlando ha fatto il suo tempo, e che occorra sostituirla al più presto. Vado alla commissione finanziaria e poi mi trovo a colazione con Orlando e coi coniugi De Martino. Orlando ha fatto un altro tentativo diretto con Wilson, ma inutilmente. Mi faccio autorizzare a tener fermo anche su la questione coloniale e con questo intento mi reco alla seduta indetta per le 18 al ministero delle colonie, dopo due altre sedute per le clausole finanziarie e per le riparazioni. Alla seduta coloniale sono presenti tutti i delegati che hanno preso parte alle riunioni precedenti; presiede, come al solito, Lord Milner. Dopo l’approvazione del processo verbale della terza seduta, per invito del presidente, prendo la parola e preciso il punto di vista del Governo italiano su le proposte che gli sono state fatte; dichiaro che le offerte fatte dalla Francia nella regione del Tibesti non mi sembrano presentare, sufficiente interesse per il mio Paese. Circa la proposta britannica che concerne il Giubaland, l’Italia la accetta con alcune riserve, che incarico Piacentini di esporre. Piacentini spiega l’opportunità di allargare maggiormente la concessione. Ma dopo uno scambio di osservazioni col presidente Milner, io accetto l’offerta britannica cosi come è stata fatta da Lord Milner. Circa la Somalia britannica è evidente che la sua cessione è legata alla cessione di Gibuti da parte della Francia, e che l’intransigenza della Francia impedisce all’Italia d’insistere nelle sue giuste rivendicazioni