S E T T A N T E| I M A T E R Z A. 4 la generalità di Berengapio verfo quell'Augufta Vedova, che fpoglia la Chiefa per arricchir lei, e con dichiarazione , che in omnibus & per omnia bbitam hibeat potevate,n (ine uìla exceptione in integrimi hakenòi, pof-Jidendi, demandi , vendenti, commutanti, vel quicquid voliterà a p reefenti die in antea faciendi ex nojlra plenifjima largitale. Tali erano i coitami di aU lora . Ciò, che mi rendè più caro quello Documento, fu il trovarli attaccalo al Diploma un pezzo di Carta pecora, contenente una promef-fa del medeiimo Re Berengario, con cui llabilì pace con efi’a "Ageltrude , obbligandoli di non toglie*le più cola alcuna. Fu quella Principei-fa Donna di grand’animo, e di non lieve ambizione, come può vederli dagli Annali Bertiniani all’Anno 895. Eflendole flato tolto da una morte violenta Lamberto Imperadore Tuo figlio neli’Anno 898. abbattuta dal colmo della Tua autorità da Berengario, emulo già del Marito e del Figlio , dimandò pace, e l’ottenne. Ecco le parole di Berengario: Pro-mitto ego Berengarius Rex libi Ageltrude , rehcla quondam IVtdoni Impera-toris , quia ab hac bora & dsinceps amicus libi Jum , Jicut recle amicus amico ejje debit. Et cuncla tua Prccceptalia, conceda a IVtdone , feu a filio ejus Lamberto Imperatoribus, nec tollo , nec ulh aliquid aliquando collere dimuto injujle .-Nel giorno iteffo, che Guido Conforte d’eila Ageltrude ricevette la Corona Imperiale in Roma nell’Anno 891. ella dimandò ed ottenne da lui Monaflerium in honorem Sanclx Agaih#, quod diciiur No-vum , conjìraclum Ticinenji in Civitate, come fi può anche vedete nei Catalogo de i Vefcovi di Parma pretto l’Ughelli. Volentieri ho raccolto quelle poche notizie, acciocché coloro, che non han cognizione de’coftumi de’Secoli rozzi, celìino di maravigliarli de’nolìri, al mirare tanti Moniilerj dati in Commenda, e che 1 Cheri-ci Secolari con aver occupato il patrimonio, che i Monaci acquiftato aveano con tante fatiche, non (blamente ne ricavano gli alimenti pro-prj , ma anche il luiTo e le delizie . Leggieri Cofe fon quelle rifpetto a quelle, che l’Europa Cristiana vide ne 1 Secoli barbarici, e vide anche 1’Oriente C'rilliano ,• perciocché la Cupidigia non è un male particolare de i Latini , ma ereditario di tutti 1 paefi. Allora non fidamente i Moniilerj, ma fino i Vefcovati, e gli altri (acri Luoghi, non rade volte erano conceduti a i Laici, e quelli talvolta fcreditati nella Pietà , e ne’collumi . Cioè come ha un’antica Annotazione al Concilio di Aquis-grana dell’Anno 803. nell’edizione del Tillio, tempore Adriani Papa, & Karoli Magni Imperatori* , Laici homines Jolebant dividere Epifcopia & Mo-tiafteria ad illorum opus. Et non remanjìjfent ulh Epifcopo , nec Abbati, nec Abbatifjx, nifi tantum, ut velut Canonici & Monachi viverent . Dal che impariamo , che anche a i Moniilerj delle Monache fi {tendeva quella tempefla : il che certo dee comparire un’ empietà a gli occhi d’ ogni Fedele. Giovetà ancora rapportare ciò, che fi legge ne’Capitoli inviati Diff. Ital. Tom. III. G g 3 ‘ nell’