ClNQUÀNTESlMAN O N A » colla lor Nazione, apparifce, che molti del rozzo Popolo con pazza credulità veneravano certi Alberi, da lor chiamati Sanelivi, come ie foffero cofe facre. Gran Sacrilegio avrebbero creduto il tagliarli ; Sembra ancora che preflaflero ad effi qualche Segno di adorazione. Lo ilef- So rito praticavano verSo alcune Fontane. Non Sappiamo, Se in effi o-noraSTero Dìo, o i Santi, o i Demonj. Tuttavia trovando noi chiamati que’Smperftiziofi Riti Pagania da gli antichi, fi può credere, che foffero reliquie del Paganesimo, profeifato una volta da’Longobardi. Truovanfì anche a’ notòri tempi delle Nazioni nella Colla Occidentale dell’ASrica, infatuate della medefima Superflizione. Però Liutprando Re d’effi Longobardi nella Legge XXX. Lib. VI grave pena intimò a coloro, qui ad Arborem , quitti rujlici Sarictivam vocant, atque ab Fonta-nas adoraverint, aut Jacnlegium , aut incantationem fecerint. Con quelle ultime parole egli condanna anche gl’incantatori e Negromanti, veri o finti che foffero , de’quali non c’era penuria in Italia, e molto più in altri paefi per que’ rozzi tempi. Del Sacrilegio o Superflizione Suddetta ci vien Sommimllrato un efetnpio nella Vita di San Barbato Vefcovo di Benevento preffo il Bollando al dì 19. di Febbraio. Imperciocché egli repente fecurim arripiens , & ad Votum pergens , fuis manibus nefan-dam Arborem, in qua per tot temporis fpatia Langobardi exitiale facrile-gium perficiebant, defojja humo a radicibus ìncìdit, ac defuper terra conge-nem Jecit, ut nec indicium ex ea quis pojlea valuerit reperire. Quello avvenne circa l’Anno 670. dell’Era volgare. Così nella Cronica manu-fcritra di Milano, conServata in Novara, parte della quale pubblicai nel Tomo XVI. Rer. Italie, fi l^gge : Pojlea fupsrvenerunt Langobardi , qui Viperam auream , & quasdam Arbores adorabant, & Ananam Harefim fapiebant. Nè Solamente i Longobardi, ma anche i Franchi riportarono dal Paganismo quello Sacrilego culto de gli Alberi. Nel Concilio di Auxerre al Cap. IV. fono chiamati Sacrivce Arbores. E l’Autore del Libro de Recli ud. Fidei, Scriveva: Fontes & Arbores , quos Sacrivos vocant , J,uccidile. Fu condannata quella Superflizione nel Concilio Nan-netenSe Can. XX. per tralaSciar altre memorie. Nella Sopradetta Legge di Liutprando, ficcome ancora nella Suffeguente, quel Re Crifliano, e Cattolico di molta Pietà, determinò, che non Solfe permeilo ad alcuno in avvenire di portarli ad Ariolos , aut Ariolas, vel Arufpices , aut alios qualescumque refponfum ab illis accipiendum : cioè per ricercare col mezzo di effi le cole afeofe e future. Notiffimo è, che l’Arufpicina, ed altre Sacrileghe e ilolte maniere d’indovinare, furono in ufo prelfo gli antichi adoratori de gl’idoli: malattia, che Spezialmente preSe piede prelTo gli EtruSci in Italia , e lungo tempo durò nella Sede dell’ Imperio di Roma. Di colà paSsò anche ne’tempi del Crillianefimo trionfarle, e Salì tant oltre, che ofavano molti di confultar cetali impoflori fopra la