Quarantesimaquàrtà* 37 fientia Presbiteri & Eremitee , il quale Revelationes a Deo faclas devòti(fimo & Deo caro Joiehimo exponit . Ne ho dato fuori un faggio, che qui tralafcio, perchè finzioni mal concertate. Secondo i conti di quello Ciarlatano, gran tempo è, che !’ Anticafio avrebbe fattala fua comparfa fopea la Terra. Mi fa ciò fovvenire , come hanno gli Annali Piacentini di Antonio da Rivalla Tom. XX. Rer. Lai. che nell’Anno 1441. Fra Giam-Batiili dell’Ordine de gli Eremiti di Santo Agoftmo in Piacenza nella Chiefa di San Lorenzo predicò Antichrfium ja/n nato in Babyloma , & jam effe triennium , 6’ ibi auò'uam fiuff'e vocem eminus per ducentum milita clamantem : Nunc finii efl . Et hujus literas effe Mediolani, Januce , & Venetiarum. Oh Secoli facili alle impofture , e genti facilif-fime a credere tutto! Sogguigne il Rivalla: Die vero XVI. ditti Men-fis Reverendus D. Frattr Alexius Ordinis Minorum Jaeree Theologiee Dottor, Dei gratta Epijcopus Placentinus, in Piatta mijoris EccLfi.ce Piacentina: co-ram ornai Populo preedicavit , fe non credere Antichrifium naium , nec ullo modo verum ifiud effe , multas affienando rationes pariter & auttoritates . In que’ tempi quello entufiasmo fi vide , che era entrato in molte perfone, e il medefimo Rivalta fcrive all’Anno 1457. che Frater Johannes bap-tifila Ordin's P redìcoxorum , fierens barbam lonoam , & nudi [funi s pedibus prò-fi^ficens , preedicavit finem Mundi ad effe , & fialfium Papam creari debere, & Antichriflum regnaturum : quod tamer. fuit falfum. Quel che più è da ilu-pire , San Vincenzo Ferrerio 1111 mezzo Secolo prima avea predicato an-ch’egli l’imminente fine del Mondo. Per la Dio grazia oggidì s’ha più giudizio, ed abb'.am lafciato quelle ridicole Predizioni ad uomini {laccati dal grembo della Chiefa Cattolica. Ne’con minore avidità i leggieri ingegni de’Secoli precedenti volarono ad un’altra Arte, cioè ( mi perdonino i fuoi amatori ) ad un’Arte di delirare, Arte d’impoverirli , e non di arricchirli: quale è quella, che promette la trasmutazion de’Metalli, e di far l’oro e di trovar la mirabile Pietra de’Filofoti. Intendo qui di non toccare la Chimica legittima, ma folamenie la falla , cioè V Alchimia. Infegnarono gli Arabi a i noltri Europei , non so fe anche a i Greci, quella illufione . Certamente i Greci vi fi applicarono f rfennatamente , come apparifee da un Codice Ma-nofetitro della Biblioteca Ambiohana , dove fono i feguenti Trattati. Il primo è Oecumenici Plulojophi de d vina Arte, ejusque energia ; iiccome un compendio fiacice Arus , che fi fir ge fcritto ad Heraclium Regem. Seguita Heliodori Philojof hi ad Theodofiium l egem, o fia Imperato rem, de Myfìica Arte PhiloJopLorum . Sono verfi Giambici. Poi feguirano altri Giambici Theophrifili Philofiophi de divina Arte . E apprelTo Hierothei Phi-lofophi de div.na & fiacra /irte. Vengono dipoi alrn Giambici Archelai Phtlofopht fu Ilo ftelfo argomento, (ìccome ancora un Trattato Pelagli, P hi-lofiophi, e un altro Oilani Philofiophi ad Peiahum. Succedono Demettiti Dififi. hai. T. III. C 3 Phy-