folli iuttl i Diplomi Imperlali, cominciando da quello di Lodovico Pio.in oggi ccrtiffimo : t>!-iogna cancellar daila Scoria tutti gii Atti di Sovranità tifata da'Romani Pontéfici iopta if. anni prima che il Re Pippino aumentatte coll’Efarcato, e colla Pentapoli l’anguilo Domiiiio della 5». Sede , rillretto a Roma , e fuo Ducato : e finalmente bifogna provare che alcuno de' Re branchi abbia donato Koma, e il Ducato, o almeno qualche palmo di terra del Ducato alla Sede , la qual cola è impoffibile, per quanto io ne giudico . (4?) pag. ivi. Così di fatto infegna 1’Autor della vita di Stefano 11. predo Anaftafio, narrando come il Re Pippino rifpole a' Legati Imperiali, che con fuppliche e regali ripetevano 1'Efarcato : Adfirmans etiam fub jur amento , quod per nullius hominis favorem fefe certamini fapius dedißet , nifi pro amore ; . Vetri & venia deiiftorum ; adjerens ¿T hoc , quod nulla eum thefauri copia fuadere valeret , ut quod femel . Vetro obtulit, auferret . Non altrimenti fatte confefiaron le Donazioni i Pontefici fucceffori cii Stefano fino a divifarle col nome di Olo cattilo . Nè, fi gloriarono eifi di aver coll’ autorità fua follevati al Trono i Maggiordomi di Francia,, •d'aver loro conferita la dignità di Patrizj de’ Romani , d’ averli di propria mano confecrati prima Re,-e pofcia ìmperadori ; conforme fi gloriò d’eiferfi praticato colla itirpe Carolina da’ Pontefici l’Imperador Lodovico 11. coll' Imperador d'Oriente (, Epìfi. acl fiafil. ). Kfa ciò non rende più inabile la Donazione ? La facra Scrittura, i Padri, i Concilj così c' infegnano. (4 6) pag. 41 In quefti quattro Giudicati o piccioli Regni Cagliari, G alluri, Tarn, Arborea , era di vi lo. tutta la Sardegna . Ma del diritto della S. Sede l'opra tutta l'Ilola l’Autoré ne «dà notizia troppo tardi . Che Carlo Magno combattette contro i Saraceni nelle due Ifoie di Corsica , e Sardegna ne abbiamo indubitata teiiimonianza da Eginardo ( ap. Pag.807. n. 5. ). E che ciò lo faceffe per vendicare i diritti delia S. Sede, a cui avea donate quelle Ifole pria d’elìér coronato Imperadore , lo abbiamo dalle Lettere di S. Leone 111. pubblicate dal Coringio ( ep. 6. ) l’ebben parla d’nna loia: De autem Infula Corfica , ur.de er fcriptis , ¿r per Mijfos vefiros nobis emififlis , in veftrum arbitriurn , ¿r difpofìtum commitiimus, atque in ore pofuimus llelmer.gaiidi <2omitis, ut veftra donatio femper firma, ¿r ftabil is permaneat, & ab infidiis inimicorum tuta perfifiat. Della fola Corfica parimente fi parla verfo la metà del medefimo fecolo (che tra il ix. ) pretto Anaitafio nella vita di Sergio 11. ( feti. 4^3.) : Adelvertus Comes vir ftrenuus. Hic cum gjJet Marcenfis (j tutor Corficane Infila , cognita neeeßitate Reipubl ica mifit Epifiolam Roma ¿re. come fi ha nel Codice preziofiiiimo Farnefiano, fcritto in que’ tempi, e citato da me anche fopra ( Tom. ¡.pag. 50?.) Dalle quali poche paroie apprendiamo due cole effenziali fel- lo flato di S. Chieia 11011 dipartendoci dalla dottrina del noitro Autore. Infegna egli negli Annali an. 818. che il nome di Marca vuol dire confine ; e che fin fiotto Carlo Magno per maggior Jìcurezza delle Vrovincie situate a‘ confini furono jfiituiti Ufi zi al i, che ne avejj ero cura , chiamati perciò Marchensi, 0 Marchefi. Adunque Adelberto Marchefe di Corfica , il quale invigilava al bene della Repubblica , o lia dello Stato del Papa, aveva cura de' confini del medeiì-mo Stato; e per confeguente la Donazione di Carlo Magno per fines la qual comincia A Lunis cum Infiala Corsica, cammina ber.iffimo , e ci afiìcura , che la Corfica era il confine di etto Stato dalla parte di Tofcana , che tutta era comprefa nella Donazione, benché la Regale non fofie che tributaria , come il Ducato di Spoleto , che era il confine oppoito . Altrettanto di certo dopo Cario Magno non lo polliamo aver di Sardegna ( i cui diritti fi ferbarono egualmente vivi ne’ Diplomi degli Auguiti ) , perchè vi fi erano annidati i Saraceni. Cominciamo però nel Secolo undecimo ad averne contezza , cioè un Secolo e mezzo prima che ce la dia il noftro Autore. Perocché fcrive San Gregorio Vii. {lib. 1. ep. z9. ) a’ quattró Giudici di Sardegna , ettere (lato gaitigo di Dio l’invafione de’ Saraceni, per non aver confermata l'ubbidienza dovuta alla S. Sede. Dà l’ingerenza (ep. 41.) a quello di Cagliari di ridur 3' Ifola alla devozione antica della medeiima S. Sede. Finalmente fa làpere al medefimo ( lib. S.ep.10.) , che i Normanni, i Tofcani , i Lombardi, e alcuni altri popoli oltramontani gli faceano iftanza, affinchè permettere loro di conquiftar quell’ Ifola, con efibirfi a cederne la metà alla S. Sede, e ritenerne l’altra metà ad fidelitatem noflram . Pretto il Rinaldi ( an. 1105. ■n. 6 8.) vi è lettera d’Innocenzo 111. a quei Giudici con tal dichiarazione; Sardinia fpecialius ad Rvm. Ecclefiam nofeitur pert inere utpote cui tam in fpiritualibus , quam temporalibus fiubje-■ ela. E pretto il Baluzio ( lib. 14 .ep. 101.) il medefimo Pontefice avvitando il Giudice di Turri, che con tutti gli altri dia in arme contro i Pifani attaccati e aufiliarj di Ottone IV. fe mai .ivette tentato d’ invaderla , conchiude : De terra veto Galv.ri, quam tenes, nullum cum Vifanis vel aliis fine noflro fpeciali mandato contr^cium inire prafumas. Che però gli Atti prodotti dall' Autore, oltre a difegnar tempi troppo batti, non danno ia notizia giufta della fovranità della 5. Sede , la quale ne’ tempi poileriori colie inveftiture a’ Re d’ Aragona fece molto ben valere ' il fuo