[I2.x.l8] Difficoltà finanziarie del tesoro e teme un rialzo dei cambi, che i miei accordi coll’estero hanno bloccati. Io ho trovato il cambio dopo Caporetto a 43 su Londra e a 160 su Parigi. Nell’agosto scorso scese fino a 31 su Londra e a 120 su Parigi e ciò in seguito al perfezionarsi dell’organizzazione economica interalleata; dal settembre è stabilizzato a 30 per la sterlina e a 116 pel franco francese. Stringher ritiene che ciò non possa durare per l’inerzia di Nitti e per la sfiducia aperta che gli dimostrano tutti i Governi alleati e l’America. Lo invito ad esporre la situazione e le sue osservazioni al presidente Orlando, appena sarà tornato dalla zona di guerra; mentre io andrò a conferire con Nitti. Presiedo la prima riunione del comitato interministeriale per la pesca. Ho un lungo colloquio col sottosegretario agli interni, Bonicelli. Egli mi comunica che notizie dal fronte fanno prevedere una prossima nostra grande offensiva e la conseguente liberazione delle provincie invase. M’invita a preparare il loro rifornimento. Accolgo l’invito con entusiasmo. Mi reco da Nitti per discutere anche con lui la questione del cambio. E lo trovo sfiduciato, pessimista all’eccesso. È il solo pessimista fra tutti i ministri dei Governi alleati. Esaminiamo la situazione debitoria dell’Italia verso l’Inghilterra, l’America e la Francia, che è in complesso di quasi 14 miliardi e mezzo. La Francia non vuol sorpassare la cifra già raggiunta. L’Inghilterra vorrebbe fare lo stesso. Gli Stati Uniti invece non pongono limiti ai nostri crediti per le forniture provenienti dal loro paese, ma rifiutano nuovi crediti in denaro. Nitti conclude che falliremo. La Germania ha risposto a Wilson. I giornali dicono che propone una commissione per regolare lo sgombro dei territori invasi, e che questo sarebbe un nuovo tranello per prender tempo e sottrarsi alla pressione alleata sempre più forte. Mi risulta che Max del Baden dichiara il proprio