CiNQUANTESIMAOTTAVA. zoy Ma quella sì {moderata anfietà di acquiilar facre Reliquie li tirò dietro un grave difordine, cioè ne fece faltar fuori affaiflìme di dubbiofe ,■ anzi moltiffime di falfe, che da i poco cauti amatori e ricercatori d’effe erano a man bacciate come tefori accolte: il che principalmente con più efempli pruovò Ugo Menardo nelle Note alla Concordia delle Regole. Anzi fino ne gli antichi tempi, e vivente lo ilefl’o Santo Agofìino, non mancavano Falfarj ed Impoftori, che per amicizia diltribuivano alla troppo credula gente Reliquie adulterine di Santi, e quel che è peggio le vendevano facendo un empio mercato e guadagno di tali furberie . Vedi al dì 20. di Gennaio ne gli Atti de’Santi la Traslazione di San Se-baftiano Martire al Cap. XV. Altri efempj ne porge il P. Giovanni Ferrando nel Lib. I. Cap. 10. Difquif Relicju. A tali eccelli più volte procurarono rimedio i Sommi Pontefici e i Concilj, ma con poco fucceffo; e voleflèDio, che a’dì noilri foffe celiato affatto quello {convenevole ludibrio . Non fi troverà già chi venda facre Reliquie: pure chiunque ne defidera di qualfivoglia Santo , troverà qualche Santuario, che gliene fom-tniniilrerà, non so come ; e poco ilaremo a vedere ogni Chiefa ornata del Legno della Santa Croce, di capelli o veile della Santiffima Vergine &c. benché quello un nulla fia in paragone de’ Secoli andati, talmente che poche fon quelle Chiefe , che non pofleggano un buon capitale di quelle dubbiofe o falfe merci . L’ eiTere flati una volta sì avidi i Criiliani di tali tefori, cagion fu, che veniva tollo ricevuto tutto quel- lo, che portava apparenza di Reliquie , e fi fpacciava fotto nome di qualche Santo ,>fenza punto badare, fe pericolo v’era d’ingannarfi, o d’effere ingannato, nè fe veri o falfi foffero i Miracoli, che ne vantavano i furbi e i giuntatori della credula gente . Nella Cronica Genovefe di Jacopo da Varagine Tom. IX. Rerum Iialicarum, e ne gli Annali di ef-fa Città fcritti da Giorgio Stella nel Tom. XVII. fi legge, che la Vera Croce di Crìflo , come eilì dicono, fu nell’Anno 1185. da un certo Pi-fano rubata , mentre era da Saladino inviata in dono aU’Imperadore de’ Greci, e non fenza miracolo portata dipoi a Genova . E quel Pifano fu-praòiclam Crucem accipiens, & de iUius virtute confiàens , fuper mare, tam-quam fuper terram follò am ire ccepit. In oltre un Genovefe avendo trovata in una Nave de’ Veneziani prefa la Crocs. di Santa Elena , feliciffi-mamente la portò a Genova . Anche 1’ offa di San Giovanni Batijla furono in famigliarne forma portate a Genova al dire di quegli Storici, benché Caffaro, ed altri precedenti Storiografi di quella Città non ne dicano parola. Così quei di Bari fi gloriavano di poffedere il Corpo di San Niccolò Vefcovo , portato colà da Mira. E pure, per teftimonianza del Dandolo nella Cronica, i Veneziani circa l’Anno 1096. pervenuti a Mira, e fofpettando che in un fito foiTe afcofo il Corpo del medefimo Santo f cavarono terra, vi trovarono il fuo Sepolcro coH’oiTa, e coir Ifcri-