Dissertazioni rentiam fancli hujus loci devotifjimt heic obtulerunt. Sed quum a plurimis fu-per hoc nulla fid.es adhibcretur, ìlli de fide fidentes , protinus pr&diclam par-ticulam iti accenfi rhuribuli igne defuper pofuerunt . Quare mox quidem in i-gnis colorem converfa, pofi paululum vero amoiis carbombus , ad prifiinam fpeciem mirabiliter efi reverfa. Immenfo fu il giubilo de gli aitanti arricchiti di così gran teforo , ed allora quefta infigne Reliquia fu porta in loculo mirifico , argento, & auro, gemmisque Anglico opere fubùliter & puU cherrime decorato. Temo io forte, che a i buoni Cafinenfi forte fatta una folenne burla da que5 vagabondi Monaci, voglio dire , che in vece di una Reliquia forte loro donata una particella di tela di Amianto, o ila di. Asbefio ( che é lo rteiTo ) pietra, onde fi forma filo e tela , come c infegnano i Fifici, che porta nel fuoco s'infiamma, e toltane ricupera il primiero colore e coniìftenza. Certamente oggidì niuna dotta perfòna ammirerebbe, nè prenderebbe per miracolo , anzi deriderebbe uno fpe-rimento sì fatto, ufandofi da noi più diligenza per non effere giuntati da gl’impoftori. Con quefta mia coniettura s’accorda ciò, che un pezzo fa icriffe il Marioli fopra il Lib. V. di Diofcoride Cap. 93. dove parlando dell’Amianto icrive : Ceterum non defunt lmpofiores ( ut auclor efi Brafavo-lus Ferrarienfis ) qui lapidem Amiantam, fimplicibus mulierculis ojlendant '* vendantque ficcpe numero pro Ligno Crucis Servatoris nofiri. Id quod facile crzdunt, quum ipfe non comburatur. Le quali cofe io qui ricordo , non già per difapprovare i riti della Pietà , nè per turbare chi è in portello di Corpi fanti, ma per far cono-fcere la balordaggine , o poca avvertenza de’ noftri Maggiori, e la malizia d’ altri. In quefti pii ufi ha luogo la buona fede, 1’ antico portello, e la Preicrizione ; nè da ciò ridonda alcun danno alla fanta Religione , perchè erta non efige Fede divina in credere le Reliquie; e noi non veneriamo la lor materia terrena, non l’incerta origine d’erte, ma bensì i veri Santi, che regnano in Cielo, o per parlare più rettamente, veneriamo ne’Santi i doni di Dio, e lo rteflb comune Re nortro Dio. Ma i noftri buoni vecchi bene fpeflo fenza alcuno efarne, e lenza alcuna dubitazione , a man baciate accoglievano tutto quello , che portava qualche apparenza di Pietà: il che certo non è da lodare , nè da permettere , come confetterà chiunque sa le Leggi della Difciplina Eccleiuiftfca , e già offervò Amolone Arcivefcovo di Lione , Scrittore del Secolo IX. nell Epiftola Prima. Quello ancora, che può avvenire oggidì, quanto più Angolari, e men credibili erano allora le Reliquie efporte alla venerazione de’Fedeli, tanto maggiore fi vedeva il concorfo de’Popoli ad erte . Per quanto racconta Glabro Rodolfo nel Lib. III. Cap. 6. della Storia, circa 1* Anno di Crilto 1008. revelata funt plurimorum Sanclorum pignora. Hczc revelatio primitus in Senonica Galliarum Urbe apud Ecclefiam Beati Martyris Stephani dignofcitur ccepiffe, Cui edam prete rat Archiprxful