S E T T A N T E S I M A P R I H A. 413 anche Rema, Stefano II. Papa nell’Anno 754. portatoti in Francia imploro dal Re Pippino quell’aiuto, che non poteva Sperare da i Greci, benché lì trattale di un loro dominio. Pippmo due volte con potente efer-cito entrato in Italia, forzò il Longobardo a chiedere pace , ed avendo ricuperato l’Efarcato, ne fece un dono alla Chiefa Romana, come di Stato conquiilato per diritto di guerra. Di qui poi paiTarono più oltre 1 Papi a cjfe maggiori, cioè ad ottenere la Signoria di Roma (44). Quefto efempio fervi poi a i Vefcovati minori, e a gli fteifi Moniilerj de gli uommi, ed anche delle donne, per procacciarli il governo o dominio d’ampie Città, di Cartella intere , o d’altri pezzi di Regalie, e di temporal dominio. Se chiedi , come fi faceflero doni sì magnifici alle Chiefe, non una ne fu la cagione. La prima, e forfè la principale, fem-bra che forte la Remjjion de' peccati, di cui s’è diffufamente trattato nella DiiTertaz. LXVlll. Imperocché in que’tempi sregolati maggiormente abbondavano che ne i notlri i misfatti e peccati; e di quella cattiva influenza non di rado participavano gli ileffi Imperadori, Re, e Principi, a’quali perciò s’imponevano nella Penitenza le pene Canoniche fecondo l'ufo allora vigorolo nella Chiefa di Dio. Niun’ altra maniera conoscevano allora i Principi per isgravarfì dal pefo de* Digiuni e dell’altre penitenze, che 1’ufata dal Popolo, cioè di far limofina a’Poveri, di far celebrare Mede, e di offerir poderi, ed altre fimili foftanze a i Luoghi e Coilegj facri. Gran differenza nondimeno paflava fra le Redenzioni de i Re e del Volgo. Meno fi efigeva dal Popolo fecondo la condizione e le facoltà delle perfone ; molto più da i Dominanti ,• sì perchè nelle bilance di Dio fogliono pefar più alcuni peccati de’ Principi, e sì perchè debbano più magnificamente trattar con Dio i potenti, ficcome prov-veiuti di tanta copia di Beni, che le private perfone. Ui picciolo tributo offerto dal Povero a Dio, vale per lo più moltillitno ; laddove 1* obbl zione del Ricco, e maifimamente del Principe, fe fi a lieve, poco è diverfa dal nulla, e congiunta con poco incomodo del donatore, ù credeva più torto atta a far comparire la di lui avarizia , che a redimere i peccati . Il perchè cortumarono i Principi , e Spezialmente i Re ed Imperadori di offerire alle Chiefe non folamente Corti , e grotte tenute di Beni per la Redenzione de’lor peccati, ma anche Cartella, Città, Comitati, Marche, Ducati, ed altre Regalie , aggiugnendo nuovi doni a i vecchi, o almeno confermando il donato da gli Ànteceflori . Con quefto titolo fi può credere, che Pippmo e Carlo Magno Re a-mendue di Francia offerifiero a San Pietro oltre all’Efarcato altri pae-fi (45) * E ciò fembra additare lo ileiTo Adriano I. Papa nell’Epirt. 92. al medefimo Carlo nel Codice Carolino Par. II. Tom. III. Rer. ItaL Quivi il Pontefice Scrive di Capca, quarn beato Petro Apoftqlorum Principi prò Mercede anim.e vejirct, aique fempiterna memoria. , curri ceteris Civi-(44) Ì4f) Vedi k Annota\ì«rùin fint del Temo. D d 4 tilll-