Sessantesimaseconda. la Dioceíi di Modena ebbe un’ in figli e Collegio di Canonici in Ganaceto , di cui più non reffa veftigio, a riferva della Chiefa Parrocchiale, effendo paifati in altre mani tutti i fuoi copiofi Beni,, che erano fparíi per varj Vefcovati, come coita da una Bolla di Papa Celeflmo III. conceduta nel 1195- Petro P rccpojito Ecclsjìcc Sancii Georgii de Ganaceto, ejusque Fratribus Canonicìs &c. Efiffe effa nell’Archivio Eftenfe, e l’ho io data alla luce. Si vede qui, come anche in tanti altri Documenti, che il titolo di Frater, oggidì frate, titolo divenuto quafi vile, e riferbato a i ReligioiI Mendicanti, i quali anche amano d’effere chiamati Padri, e non Frati , una volta era in molto onore, sì parlando de’ Monaci, che c!e’ Canonici. Anche in un Privilegio dato da Federigo I. Re de Romani nell’ Anno li 52. ai Canonici di Vercelli noi li troviamo appellati Fratres . Ho io dato alla luce la Formola, con cui i Cherici erano accettati nel Collegio de’ medefimi, leggendoli quella in una Carta dell’ Anno 1075. dove Farolfo Prete offre fe iteffo Deo , & Eecleficz Sancii Donati, & Jocundo Prapofito atque Archidiácono fecundum Regulara Canonicam, pallio Altaris manibus involutum , cum oblationibus mearum rerum mobìlium & immobilium, ita ut ab hac die non liceat miki collum excutere &c. Degne fon di offerva-zione quelle parole: Pallio Altaris manibus involutum . Era quefto rito de i Monaci Benedettini, come fi vedrà nella Differt. LXV. cioè allorché i Fanciulli erano offerti al Moniftero da i lor Genitori Palla Altaris invol-vebant manus, e fi leggeva davanti all’Abate la Formola della lor oblazione. Di ciò fi parla nella Regola di San Benedetto Cap. 66. Veggaii il P. Martene de antiqu. Monachor. Ritib. Lib. II. Cap. 2. Oltre a ciò s’ ha da offervare , che ehi volea profeffar la Regola de’Canonici, offeriva ancora, e trafportava in dominio del Collegio tutti i fuoi Beni mobili ed immobili ad imitazion de’ Monaci , ficcome fi vedrà qui fotto nella Differt. LXVIl. Ma polliamo ben credere, ehe i Canonici foffe-ro ben lontani dalla perfetta vita d’ effi Monaci , e che non profeffaffero la Povertà, di cui appunto non fi legge efpreffa profeffione in quella Formola. Cioè quantunque donaffero al Collegio i lor Beni, pure ne folevano goder 1’ ufufrutto , lor vita durante . Ma chi non sa, a quante vicende fieno fottopoffe le umane cofe, e come la natura noftra inclini al male ? Santamente iftituita era la Regola de’ Canonici, e così dilatata , che forfè in niuna Città mancava que-fto, bell’ornamento , e 1111 sì nobile efempio di Difciplina Ecclefiaftica , vivendo tutti nel Chioftro medefimo , e facendo vita comune. Pure quella Concupifcenza, che giunfe fovente ad alterare l’iftituto benché rigido de Monaci , educati nella fcuola della Virtù , feppe ancora diftorre i Canonici dal corfo così ben imprefo per decoro della Chiefa. Anzi tante più quefti che gli altri fpinfe ad abbracciar coftumi non degni di per*