3 8i Dissertazione Troppo lungo farei, s’io voleifi riandare tutti gli efempli , che l’I-floria ci fomminilìra di quello , che fecero gl’Imperaddri e i Re co> tro i Vefcovi, gli Abbati , e il reitanre del Clero. In tutti quegli atti loio torna fempre fui tapeto la quillione , fe fuccedeflcro con autorità legittima , oppure con violenza ed ofuipazione. Molti/fimi monume nti de gli antichi perirono. Que’pochi che dall’ingiurie del tempo fi Salvarono, fanno bdftantemente a noi vedere, che i Pontefici Romani , a quali incombeva di proteggere e conll'rvare 1 diritti di tutte le Chiefe , fecero tetta per quanto poterono , affinchè forza nè violenza fatta folle a gli Ecclefiallici e perfone lacre: e fe alcune di effe foffero talvolta colpevoli di qualche reato, ne folle altresì giudicata la caufa da i legittimi Mi-niflri della Chiefa. Quello , che per molti Secoli veggo non contrattato nè negato ai Re , e nè pure a parer mio allora difapprovato , fu , che ienza richiamo nè oppolizione di alcuno , fi portavano al giudizio de’ Principi e de’ Re le liti civili inforte fra le pedone Eccleliaftic he, o quelle anche che contra di quefte erano da i Secolari fufcitate. In pruova di sì fatto coihtme di que’ tempi, con non pochi documenti, eh’ io addurrò nella Diflertazione LXXIV. de’Parrochi, fi chiarirà la celebre controversa de i Veicovi di Arezzo contro di quei di Siena , nel contrailo e pretensone, che gli uni e gli altri ebbero per certe Parrocchie fitunte fra l’uria e l’altra di quelle due Città. Per adeffo potrà chi legge dare un’ occhiata ad un Giudicato dell’ Anno 833. in caufa Somigliante, ch’io vidi, e copiato dall’Archivio de i Canonici di Arezzo, diedi alla luce in quella Diflertazione . Nacque litigio fra Petrum ( per ignoranza di quel Secolo appellato Petronem ) Epifcopum Arreùnum, Vigil ium Abbatem Monajìerii fondi Amemì , o più tolto Anthymi nel territorio di Chiufi. A quel Moniitero era (lato conceduto nell’Anno 814. un privilegio dall’Im-peradore Lodovico Pio; documento, che dal Tomafio nel quarto Libro dell’ liloria Sanefe fu divolgato, e dipoi dall’ Ughelli fu nel terzo Tomo dell’Italia facra riftampato, ma con quello errore fra gli altri, che Lodovico Pio fi dice Procis in vece di Probs Caroli Magni . Ebbe Pietro Velcovo Aretino la Temenza favorevole da Agìpraido Vefco\o di Firenze, e da gli altri Giudici, e Meffi dell’ Imperadore Lottario I. i quali come Legati d’ eiTo Augullo giudicarono su quella controverfia , nata fra due perfone Ecclefiailiche. Non mi fi dica, che i due Veicovi Agipran-do di Firenze e Pietro di Vclterra, direcfi a Hlotarìo magno Imperatore, infieme con Anajlafio Eptfcapo Senenfi Sentenziarcelo non già di autorità propria, ma sì bene per delegazione dello fteiTo Imperadore, perchè chiara e ripetuta più volte in quell’arto è la formolajuxia jujjìonem & In-diculum Domm Imperatoris . S’ha intanto da emendare 1’Ughelli , che in vece di Agiprando fcriiTe Aliprando o Rambaldo. Qual folte il veto nome di lui ( quello appunto di Agiprando ) l’abbiamo nettamente da quel-