Settantesimaterza. 4^1 10 era , che gli Uiìziali di Palazzo , e i Generali di Armate , benché Laici, coll' ottenere da i Re Pul'ufrutto de i Monifterj allumevano anche il titolo di Aibdti. In quanto vigore fotte tanto in Inghilterra, che in Francia, fin fotto i Re della prima llirpe , quella detettabil ufanza ed ufurpazione, fi può vedere pretto il Padre To malli ni de Benefic. Par. II. Libro III. Cap. n. &c. Di quel lolo parlerò io, che ho offervato in Italia . Sotto i Re Longobardi, che alcuni fogliono cotanto vilipendere e lacerare , nulla mi fi prefenta nella Storia d’Italia, onde apparilca , che allora fi ufurpaffero da i Re i Monifterj per darli in preda a i cattivi Cri-fìiani. Perciocché non fa al cafo noftro ciò, che lcrive San Gregorio Magno nel Lib. IV. ora V. Epift. I. a Giovanni Vefcovo di Ravenna eoa difapprovare , ahqua locaduòum Menajleriis confecrata , nunc habitacala Cle-ricorum , aut enarri Laicorum facla ejje . Quindi fi raccoglie , effere itati in Ravenna de’Chenci Secolari, i quali Ecclefiajltcts ojffìciis deferviebant in qualche Chiefa, e che nondimeno folevano Morafteriisprceponi , e prender anche fenza l’abito Monaftico il titolo di Abbati: cofa che difpiace-va al fantiffimo Pontefice, e pure continuò anche dipoi, come fi ricava da Agnello Storico nella Par. I. Tomo II- Rcrum Italicarum. Peggio poi, le anche i Laici s ufurpavano que’Monilterj. Ma Ravenna era allora fi-gnnreggi ita da i Greci Augulli , e non da i Re Longobardi . Pertanto iembra pù verifimde , che da i Re di Francia, da che ebbero occupato 11 Regno d Italia, fotte portato quà il detettabil coftume di mettere le griffe (òpra 1 patrimoni facri, e di conferirli a i Vefcovi ed Abbati in-f abili, ed anche a 1 Laici. Noto è a gli Eruditi, che Carlo Martello, Avolo di Carlo M igno , fu il primo a fondare in Francia queft’empia con-fuetudine per la neceffità della Repubblica : pretefto ufato per dar colore a così deforme abufo. Che anche lo fletto Carlo Magno, inclito Impe-radwre , e poi Re d’Italia della fua ftirpe , peccaffe di quefto male , 1® atteftano le antiche memorie. L’imitò, e forfè i'uperò Pippino fuo Figlio, Re d’Italia, come cotta da una Carta di Piftoia dell’Anno 81 2. che ho pubblicato nella Differtazione LXX. Quivi il Monittero di San Bartolomeo fi dice dato in Benefizio Nelulungo B avario. Nè con maggior cautela fi governò Lodovico Pio Augutto fuo Fratello. Vaia celebre Abbate di Corbeia , come abbiamo dal Libro II. della fua Vita ne gli Atti de* Sinti Benedettini del P. Mabillone, così un giorno parlava al medefimo Imperador Lodovico: Nemo te Augufìorum clarijjìme, fallit : quia valle periculofjjimum ejì, res femel Deo fiiduer àicatds ad ujus pauperum, & fervo rum Dei , violenter pojlwodum diripere , & ad Sce:u!ares ufus contro, auclo-ritatem divinarti retorquere . Più fotto fi legge : Alot.ajleriorum , dum ficee traci irentur, ojlendit & enumerava pencula, quum tunc temporis nonnulla jam a Laicis tcntbaniur &c. E perciocché Lottano I. Imperadore, fuo Figlio