ClNQUAN TESI MAN O N A. 239 che avia al preferite, e quanti figliuoli, e fe una femmina era cattiva 0 buona , ed altre cofe. DJ cofe affai diceva il vero. E quando alcuni vi andavano , che volevano far indovinare de’ lor fatti, pochi vi andarono , che loro non rubaffero la borfa , o non tagliafj'ero il teffuto alle femmine. Anche andavano le femmine loro per la Città , afeiaotto infieme. Entravano nelle ca-fe de' Cittadini, e davano loro ciancie. Alcuna di quelle fi ficcava folto quel- lo, che poteva avere. Anche andavano nelle botteghe moflrando di volere comperare alcuna cofa, e una di loro rubava &c. Nè fi pernii, che l’Italia ba-ilaffe al grege di queiti ladri, che veniva a poco a poco accrefciuto da altri uomini e donae de i paeii, per dove pacavano. Scrive il Krantzio nella Storia di SaiTonia, che coiloro nell’Anno 14x7. cominciarono la prima volta a vederli nella SaiTonia, e vivamente delcrive i lor coilumi e furberie , chiamandoli Zigeni o Zigeuni. Anche 1’ Aventino all’ Anno 1411. riferifce le prime loro fcorrerie nella Baviera, nè tace le lor bugie. Con pari fucceffo fi fparfero coftoro per la Fiandra, e per la Francia, dove loro fu dato il nome di Egiziani e Boemi, e nella Spagna, dove furono chiamati Gittanos. E quantunque con più Editti fieno flati effi banditi in più Luoghi, pure non peranche in Occidente è venuta meno la razza loro: forfè perchè de’latrocinj fanno parte a ¡chi dovrebbe vegliare per la pubblica ficurezza e difefa. Sovvienmi , che effendo io fanciullo , non potei fottrarmi alla deprezza delle lor unghie. Anche nel Ducato di Modena con feveriffime pene è vietato loro l’ingreiTo,- e nientedimeno anche dipoi molti ne ho io veduto, e in un confinante pae-fe hanno un buon nido. Che anche pel dominio de’Turchife ne veggano delle brigate, l’ho io letto in più di uno Autore . Che altro reità qui da dire ? Quel folo, che fcriile Arrigo Spondano ne gli Annali Eccle-fìiìifcici ali’Anno di Criilo 1417. num. 14. Turba, dice egli , efi conger-rcnum , prcefiigiatorum , & firum impune ubique latrocinantium, & floliòam plebem fdtuis Juis divinationibus, ac rerum permutationibus decipientium : quos fané miramur a Principibus & Magifiranbus non folum permitù , fed etiam protegi ac dejendi. Fra le Superazioni ancora s’ha da annoverare F offervayion de'tempi, o pure de giorni. Fu quella una volta in gran voga, reclamando indarno i Padri e i Pallori della Chiefa. Antichifììma è l’ origine di queila pazza opinione, perchè vien dagli Egizziani, Etrufci, Romani, ed altri Popoli attaccati alle falfe Religioni, co’ quali praticando i Criftiani, imparavano a tener certi giorni per infaufti, con credere , che qualfivoglia imprefa ed affare in que*giorni sfortunato fine ritroverà. Il Grifoilomo nei! Omilia 33. al Popolo , i Santi Amb^ofio, e Agoftino, e varj Conci-]] altamente gridarono contra ditale ftoltizia. Niccolò 1. Papa nelle Rii-poile a i Confulti de’Bulgari Artic. 34. così fcrifle : Preeterea confulitis , ut fit aliqua dies ? in qua non oporteai ad prceliandum exire. Non efil ulladies