ClN QUA NTESIMÀOTTAVA. lO£ di Dole» che Sacerdos quidam ad Gemmeticenfe Galliarum Monaßerium portò il Capo di San Valentino Martire , con dire che gli era flato congegnato in' Roma da un certo Tuo Albergatore, nè fi titubò punto a predargli fede . Siccome ancora dalle Vite de’ Vefcovi Cenomanenfì pubblicate dal Mabillone ne’fuoi Analetti, abbiamo, che circa 1’Anno di Crifto 630. un non so qual Pellegrino per prcediclam Parochiam tran-fiens, & Reliquias Sancì# Dei Genitricis Mance fecum deferens in loco, qui vocatur Aurion , feffus pervenit ibique quadam die fub aliqua arbore requie-fcens , & in ipfa arbore prcediclce Sancia Marice Reliquias appendens, obdor-mivit. Surgens autem & ad alia loca properare volens , prcediclas Reliquias de jam diEla arbore auferre, neque fecum dejerre valebat : quod & Dei nutu factum effe haud dubium eß. Se in tale occafione di precautelafle da ogni inganno quel Popolo, e fe il Vefcovo ufaffe tutta quella diligenza, eh’ efige la Chiefa, la Storia noi dice . Certo è, che quefto baftò alla divozione del Vefcovo Hadoindo, e di quella gente per fondar ivi e dotare un Moniftero . Del che fi potrebbe produrre gran copia di fimili Traslazioni, riprovate dalla Difciplina Ecclefiaftica, ma bafti quefto poco . Certamente non fi pena ad intendere, che in quefti rubamenti di facre Reliquie, e nell’accettarle per legittime, potea facilmente intervenire della frode , e della troppa credulità . Anzi che già quefta fia intervenuta , fi raccoglie dall’ offervare in tante Chiefe de’ Regni Cattolici la pretenfione di poiiedere una Tefta, un Corpo di qualche Santo j, che poi fi truova pretefo da altre, fenza apparire, in qual parte alloggi l’inganno. A questo prspofito infigne è un paffo di Guiberto Abbate di Novin-' gento, il quale circa 1’Anno 1112. così fcriveva : Conßderandus etianv fub hac occafione plurimus quidem } Jed non perniciofus error, qui Gallicanas1 prcecipue de San ciò rum Corporibus obfedit Eccleßas : iflis illum, illis eumdemv feu Märtyrern , feti Conjefforem, je habere jacìantibus , quum duo loca non valeat occupare integer unus . Quod totum contetionis malum inde fumfit ori-ginem, quod Sancii non pcrmittuntur habere debitee & immutabihs fepulturce: quietem . Et piane ex pietate dejcendiffe non ambigo , quod eorum Corpora argento cooperiantur ù auro . Sed jam evidenti de nimium turpi avaritia militant & ofjium oßenfiones , & feretrorum ad pecunias corrocjandas circumlatio-' nes: quee omnia deßviffent, fi eorum\ ut ipfius Domini Je fu , forti oppofito1 obice y immobili claudercntur membra fepulcro . Così quel pio e dotto Ab--bate. Niuno negherà , che in que’ tempi la sì gran cupidigia di aver delle iacre Reliquie, che per altro è commendabile, a cagion dell’ignoranza allora dominante, foffe efpofta alle furberie e frodi delle malvagie perfone. Racconta Leone Oftienfe nel Lib. II. Cap. 33. della Cronica Caunenie, che Monaci quidam de Hierofolymis venientes particulam lintei r cum quo pedes Difcipulorum Salvator exterfit} fecum detulerant7, & oh reve-> ren>*- i