66 Dissertazione chè Nobili e potenti gareggiavano per conl’eguire una fpecie di autocrazia , e di riconoscere bensì a dirittura l’autorità fovrana de gl’ Impera-dori, fenza più eiTere fuggetti a quella de’ Magiftrati urbani. Così venne a fminuirfi e trinciarli la podellà e giurisdizione de’ Prendenti Cefa-rei delle Città, che comandavano una volta a tutto il territorio , e un gran tracollo diede per quello l’onore e la popolazione di gran parte delle Città del Regno d’Italia. Anzi cotanto crebbe un tale fmembra-mento, e tanta la copia di quelli Signorotti, che a poche miglia fuori della Città lì llendeva il governo e la giurisdizione del Governatore urbano . S’introduffe ancora un’ufanza, cioè che quelli Conti rurali, e nobili Vaflalli , cominciarono a fondar Cartella, Rocche, e Fortezze ne’ campi , Ville , Corti e Poggi di loro ragione , e però furono ancora chiamati Cajlellarù, mentre per lo più abitavano nelle lor Cartella coll’ abbandonare il foggiorno delle Città. Cattami eziandio , col nome di Ca-pitaneus abbreviato, erano appellati. L’Autore Anonimo di una Cronica Milanefe MSta, parte di cui pubblicai nel Tomo XVI. Rer. hai. fcrive nella Parte inedita al Cip. 138. che da Landolfo Arcivefcovo di Milano circa 1’Anno 976. fu dilìipato il patrimonio della Chiefa Milanefe, coll’aver conceduto a i Cittadini Miianeli le Cartella, le Decime, ed altre Signorie e rendite : Qua per nefandam invejìituram roboravit, fideli-tatis juramenta ab ipjis reeipiens. Et ìjìi diali funt Capitami, idejl Plebium, vel Hofpitahum , vel Oppiò orum Capita, qui nunc corrupto vocabulo ditti Jutit Cutanei. Et tunc ijìi omncs Capitami, derelitta Civitate, Terras & Nobili-tates Juas ìnhabitantes , numquam de cetero bene fuerunr Civ tatis habitatoresl unde fe Cives non reputabant , & Comnunitati non obediebant. Sic Civitas fuit quamplurimum debilitata. Tale era lo llato e la faccia delle cofe in Italia per la foverchia liberalità de’Regnanti, o pel troppo loro amore alla pecunia, quando non poche delle Città lì erelTero in Repubblica. A quelli Cittadini liberi, intenti tutti alla propria e alla pubblica utilità, pareva un intollerabil iì-ilema quello di eflere ridotto sì a poco, e cotanto lacerato il territorio, sì ampio una volta delle loro Città, collituito per dtcoro e difefa delle medelime, ed anche neceffario per l’annona. Però non fapevano digerì-, re tanta potenza e slargamento d’ ali ne’ Nobili e Callellani, imputando loro l’abballa mento , e la fcari'a popolazione delle Città, e trasferito nelle Ville l’onore e l’autorità, che quelle per tanti Secoli aveanogoduto . Riflelfioni tali finalmente commoflero i Cittadini a prendere qualunque occalìone, che loro fi prefentava , o pur faceano nafcer erti, per muovere guerra a i vicini Magnati, e per levar loro i Luoghi forti, fot-toponendoli con ragione, o fenza, a! dominio delle Città . Andarono a-vanti coll’efempio alcune delle più ricche e poderofe Città; e tennero dietro l’altre, per quanto permettevano le forze, 0 li trovava favorevole