Cinquantesima sest a. 171 Quali poi fodero gl’impieghi principali della fantiiììma Religion no-ftra.in que’tempi, e quale il culto efterno, refta ora da efaminare . Fa allora uno de’ più ufati ftucij de’ Popoli Criftiani quello di fabbricar Ba-iìliche, Oratorj, Monifterj, e Spedali per viandanti, infermi, e bifo-gnofi,o pure in ampliarli ed arricchirli. Gareggiavano in ciò quafi tutti i buoni, fe provveduti di molte facoltà ; ed anche talora fenza offervare, f'e più del dovere defraudaflero le fperanze de’ Figli e Parenti fulla loro eredità. Non faceano dimeno coloro ancora, che abbondavano di vizj e peccati, purché nel cuor loro avefl’e luogo il timore dell’ ira di Dio. Siccome i Giuiti efercitavano la Ior liberalità verfo le Chiefe per la ben fondata fiducia di riportarne un premio eterno in Cielo, cosi glTngiufK concorrevano a far lo fteiìo, per ifperanza di non patire i gaiìighi preparati per li cattivi nell’ altra vita. E veramente nell’ ufo di quella pia munificenza veniva allora coftituito un gran requifito della Pietà e della Religione , e una via molto facile per obbligar Dio in fuo favore. Perciò in gran numero i facri Paftori , i Monaci reli gioii, i Cherici, ed anche fli fteffi Laici più dati alla Pietà , fi ftudiavati© di fondare o abbellir empii, o di ornar gli Altari con preziofi vafi d’ oro e d’argento, e d’ altre ricche fuppellettili . Legganfi le Vite de’ Romani Pontefici , date alla luce fatto nome di Anaftafio Bibliotecario. Il più delle loro imprefe fi riduce a Chiefe o fabbricate, o riftorate, o ad ornamenti di gran prezzo , eh’e ili alle medefime contribuivano . Altrettanto fi può oiTervare fatto da que’Vefcovi ed Abbati, che annidavano in lor cuore, non le cupidità Secolarefche, ma le msffime della Pietà. Pochi erano fra loro , che prima di pattare all’altra vita non aveifero edificata qualche nuova Chiefa, o non ne avellerò arricchita alcuna delle vecchie. Nè recherò pochi efempli. Bafilica infigne tuttavia in Milano è quella di San Giorgio. Quivi nel pavimento ( per atteftato di Francefco Cartelli, una cui Raccolta fcritta circa l’Anno 1550. ho io avuto fotto gli occhi ) fi leggeva l’ifcrizion Sepolcrale di Natale Arcivefcovo di Milano, e fondatore di quella Chiefa . Il Chiarifs. P. Papebrochio nel Trattato de Epifcopis Mediolanenfbus Tom. VII. Aclor. Sancì. Majì., fu di parere, che quello Arcivefcovo Natale, venerato per Santo da’Milanefi nel dì 13. di Maggio, foife ordinato nell’Anno di Crifto 740. e che paiTafle a miglior vita nell’Anno feguente. Il Caftelli dopo l’Ifcrizione nota: Obùt ameni Anno Incarnationis Domini DCCLXIV. Pndie Idus Maji, lndichone Quarta. Se quefte parole fi leggeffero nel Marmo , gran divario pallerebbe fra 1’ Iscrizione, e 1’ opinione del Papebrochio. Ma perchè nell’Anno 764. correva 1 Indizione Secondi, e non già la Quarta , probabile è, che quella giù ita venga dalla penna del Caftelli. Ecco lo fteiTo Epitaffio, da cui ancora apprendiamo, che anche il Re de’Longobardi avea contribuito plurima dona pel mantenimento de’Sacerdoti di quella Chiefa. MAR-