ClNQUANTESIMAOTTAVA. 2,3 i nttnenti, tanto più avidamente erano accolti, e con buon cuore ere ciu ti. Di Leggende tali abbonda l’iniigne Opera degli Atti de’Santi, incominciata e continuata da i dottiffimi PP. della Compagnia di Gesù d’ An-verfa , i quali nondimeno per quanto poffono , e con lodevole zelo , vanno ieparando i veri da i falfi, e i certi da i dubbiofi. V’ha della gente, che mal (offre l’ufo della falce Critica, fopra quefti monumenti di Pietà. Degni fon coftoro d’effere delufi da ognuno. Fors’anche amano d’effere ingannati, per non dire d’ingannar gli altri: da che niuna differenza mettono fra il Vero e il Falfo. Non fu già di quello feritimento l’immortai Porp©rato, Padre de gli Annali Ecclefiaftici, che tanto faticò per ifpurgare ed illuilrare il Martirologio Romano, perchè non diffimulò le ferite fatte da i femplici o da i maliziofi alla Verità. Odaiì anche 1’Ughelli nel Catalogo de’Vefcovi di Lucca Tom. I. dell.’ Irai, facra. Igitur ( cosi egli fcrive ) hunc ficlitium Fullanum ( finto Ve-fcovo di Lucca ) Cyriaco Papa ( anch’ effo finto ) a Scrìptorum male fino cerebro in Sanclce Urfulee Aclibus excogitato, Romanoque ilineri ejus-dem Sanclce, prudens Leclor poterit aggregare ; indeque colligere, quo ali-quando ex c effe ri t mortalis audacia , quee Sanclorum prxclarijjima gefìa anili-bus jabulis involverit : quafi Deus, vel Sancii nojlro indigerent mendacio, ut amplìorì vel fanclimonice vel fortitudinis fama mortales raperent in fui ad-mirationem. Abbiamo innumerabili Santi indubitati nella Chiefa di Dio; abbiamo anche molte delle lor Vite e Atti fcritti da perfone pie, fede- li, e fovente contemporanee. Abbracciamo quefti con pia divozione. Gli altri di dubbiofa fede efaminiamoli. Il refto, che fpira falfità ed im-poilura , rigettiamolo con ¡sprezzo ed orrore. Furono anche di lunga mano più frequenti una volta che oggidì i Pellegrinaggi a’ Luogi Santi. Tenevafi per una confiderabil Devozione il portarli in lontani paefi , per vifitar le loro Reliquie, e i Templi più rinomati. Uomini e Donne, Cherici e Monaci, gli ileffi Vefcovi e Re gareggiavano a chi andaffe più lontano , abbandonando intanto la cura della propria famiglia, del fuo grege,e de’ lor Popoli. E quantunque de i fanti uomini conofceffero, e predicaffero, che queilo più fovente ferviva a pafeere la Curiofità, che ad aumentar la Pietà, oltre a gli altri pericoli ed incomodi derivanti dalla voglia di andar vagabondi : pure fi cantava a i fordi. Preffo Marcolfo Lib. IL Cap, 49. fi legge la Formola della Lettera fcritta al Papa e a gli altri Vefcovi per chi pellegrinava a Roma colle feguenti parole: Porùtor ifle, radio infamante divino, non ( UT PLERISQUE MOS EST ) vacandi caufa, fed propter nomen Domini, itinera ardua & laboricfa parvipendens, ad lucran-dam orationern Lìmìna Sanclorum Apoflolorum Domini Petri & Pauli adire cupiens, a mea parvitate fe vetiit vejlrcc commendare almìtati. In vece di vacandi caufa altri Codici hanno prò vaejandi caufa. Acconciamente non- P 4 di-