[i.v.ig] L'espediente societario 503 massimo). Organo di conduzione del porto sarebbe formato con consenso degli Stati interessati nel retroterra. « L’Italia pagherebbe una somma determinata alla Jugoslavia, senza assumere ulteriori obbligazioni circa la costruzione del porto e della ferrovia. Se questi elementi essenziali dell’accordo non sono ammessi, fai pure chiaramente intendere che una via conciliativa non può né potrà essere accettata da noi. S’intende che sempre nell’ipotesi conciliativa l’Italia è disposta a fare ragionevole concessione nell’hinterland dalmata. » Orlando Questo telegramma tronca praticamente ogni possibilità di continuare le trattative coi francesi. Nel telegramma mio a Orlando e in quello di Bonin a Sonnino, nei quali abbiamo con precisione riferito il colloquio avuto coi francesi, abbiamo detto entrambi chiaramente che i francesi hanno messo la pregiudiziale seguente: « È impossibile avvicinare Wilson con una proposta che assegni subito all’Italia la diretta sovranità su Fiume ». Perciò il Quai d’Orsay, su ispirazione di Poincaré, ha proposto una sovranità della Società delle Nazioni per pochi anni, pel tempo cioè di costruire un nuovo porto per la Jugoslavia; e Tardieu e colleghi hanno proposto per Fiume un Governo nel quale la maggioranza sia garantita all’Italia. La Francia sarà impegnata a sostenere gli interessi italiani a Fiume a mezzo del suo rappresentante, se vorrà che l’Italia sostenga i più importanti interessi materiali francesi nella Saar, a mezzo del proprio rappresentante in quel consiglio di Governo. I francesi dicono: con un Governo favorevole all’Italia l’esito del plebiscito è assicurato; e ci lasciano intendere che appena assicurato l’esito del plebiscito, esso potrebbe aver luogo prima dello scadere dei 15 anni, durante il quale periodo Fiume dovrebbe, in virtù dell’accordo, rimanere sotto controllo della Società delle Nazioni. Conclusione: