358 Il mio parroco la politica [23.1n.19] trito, né ho mai avuto neanche l’ombra di uno sciopero, sono state indotte dal parroco a 1 iscriversi alla lega cattolica ed a nominare rappresentanti di fabbrica. Al mio arrivo negli stabilimenti i più vecchi operai vengono da me ad espormi il loro rincrescimento per essere stati forzati ad iniziare sistemi mai prima pensati e dai quali non prevedono nulla di bene. Ne faccio vive rimostranze al parroco, che mi risponde di avere dovuto a sua volta ubbidire ad ordini superiori; ma comprendo che egli spera anche in un rafforzamento della sua autorità personale. Però, avendo constatato che la vita è notevolmente rincarata, prendo di mia iniziativa, e senza consultare gli organizzatori, i provvedimenti necessari ad un notevole aumento delle paghe operaie (in parte sotto forma di aumento per caro viveri), e le mie disposizioni sono accolte con grande soddisfazione dagli operai. La prefettura di Milano è da alcuni mesi affidata al comm. Pesce. Con lui ho diversi colloqui intorno agli approvvigionamenti, che si mantengono appena sufficienti e che, non essendo distribuiti con i metodi di guerra, tendono fatalmente ad aumentare di prezzo. Ricevo molte visite di personalità che vengono ad intrattenermi sui più svariati argomenti. La sera del 22 parto per Roma. 23 Marzo. A Roma, ove giungo la mattina, mi attende una lieta notizia familiare. Il mio secondogenito, che dopo quattro anni di vita guerresca sta per laurearsi in chimica all’università della capitale, si è fidanzato colla figlia del comandante di marina Giuseppe Boselli e della signora Edith Eaton, scozzese. Faccio subito visita alla fidanzata ed alla sua fa-miglia per manifestare loro tutto il mio gradimento. Il mio sottosegretario di Stato marchese Nunziante, i miei direttori generali Giuffrida, Morandi e Graziani, il mio capogabinetto Colli, sono venuti ad incontrarmi