[5-i-iS] Appello alla disciplina 29 5 Gennaio. Scrivo un lungo appello ai prefetti ed ai sindaci di tutta Italia. Conferenza con Orlando. 6 Gennaio. Si è iniziata la propaganda del prestito di guerra che dovrebbe dare almeno sei miliardi. Orlando promette di tenere un discorso a Milano il 20 gennaio. Gli si preparano grandi accoglienze dai fasci di combattimento. 7 Gennaio. I giornali pubblicano i decreti per la riforma del commissariato e la mia circolare. Chiedo a tutti i massimi sacrifici. Chiedo la collaborazione di tutti per l’attuazione del programma di distribuzione che il Parlamento ha approvato. Concludo: « Il Governo deve ritrarre tutte le sue forze direttamente dal popolo, onde sia infrangibile la compagine nazionale al fine unico di tutti e per tutti: la vittoria. Vincere vuol dire vivere. Rassegnare le armi vuol dire morire. Morire di fame sotto i tormenti, come muoiono i nostri fratelli d’oltre Piave. Morire di vergogna sotto gli insulti raffinati dei nemici, che hanno fatto piantare la bandiera turca su Udine; che hanno già convenuto, in caso ormai impossibile di nostra disfatta, di far sventolare la mezzaluna dove da secoli sventolano le insegne di San Marco. Vincere è resistere. Il giorno in cui la Germania sarà convinta della resistenza ad oltranza della « dispregiata Italia », si sentirà definitivamente perduta. « Resistere vuol dire non soltanto tenere ad oltranza la linea di fuoco, ma tenere alto il morale del Paese, organizzarlo e sostenere serenamente i necessari sacrifici. E per ciò occorre sopratutto che il Paese sia convinto con fatti positivi che tutti sono egualmente trattati. Come la trincea non ha distinzioni né privilegi, nessuna distinzione, nessun privi-