[I2.VII.J9] Incidente italo-greco 711 pedito agli jugoslavi di fare il comodaccio loro in barba al Consiglio Supremo, Clemenceau fa un gran caso, e vuole che il documento sia inviato per esame a tutte le delegazioni, evidentemente per tentare di diffamarci. La seconda questione riguarda gli scontri avvenuti in Asia Minore, presso Aidin, fra truppe greche e truppe italiane. È provato, provatissimo, che furono i greci a rioccupare Aidin, che è fuori dei territori di Smirne e di Aivali, loro assegnati in occupazione dalla famosa ed infausta deliberazione dei Tre; e che i greci hanno compiuto tale azione avanzandosi a sud della linea fissata dal Consiglio Supremo, e malgrado l’opposizione del commodoro inglese, capo delle forze navali dislocate sulle coste per mantenere l’ordine. I greci sapevano dunque benissimo che si sarebbero scontrati con le truppe italiane, occupanti quel distretto, loro assegnato dagli accordi di San Giovanni di Moriana. È dunque ben provato che i greci, anziché essere ossequentissimi e veri modelli di obbedienza alla conferenza della pace, come sono descritti dagli alleati nel memorandum a Tittoni, se ne infischiano altamente, come e più degli jugoslavi. Il Consiglio dei Cinque oggi non aveva che da imporre loro la propria volontà. Invece Clemenceau si scagliò ancora contro gli italiani, che avrebbero tutte le colpe, perché hanno mandato truppe in Asia Minore, e usci in nuovi sproloqui contro di noi, che misero ancora una volta a durissima prova la mia pazienza. Ma non ne posso più. Fortunatamente domani è domenica, lunedi 14 luglio è festa nazionale, e Tittoni riprenderà il suo posto martedì. La conclusione delle escandescenze del Tigre è stata che Balfour chiederà al commodoro un rapporto relativo agli incidenti italo-greci. Sarà un rapporto secondo il punto di vista inglese, naturalmente. Tittoni ha pronunciato alla Camera un discorso per esporre l’opera della nuova delegazione a Parigi. Ha raccomandato al popolo italiano di « dominare i suoi nervi »