II. ZARA. I I I su seminario Florio. Certo è che lungo l’estremità dell’orto s’alza da terra a dar fondamento al filare delle case sovra erette un piede circa di ben disposte pietre, che per la forma e connessione del muro ad occhio osservatore sono d’epoca romana. Non lungi vedevansi due colonne: il capitello, il plinto e la base erano del più squisito stile, come attesta d’averle osservate il celebre Archid. Valerio Ponte, che fiorì nel XVII sec., d’ordine corintio, con architrave che le univa. Queste ed altre, che certo esister doveano, a senso degli intelligenti, i quali furono in tempo d’esaminarle, adombravano all’immaginazione un maestoso portico che forse era parte del grande edifizio, consecrato a Livia Augusta. Forse torreggiava questo tempio su una piazza spaziosa e del suo lastricato erano quelle grandi e ben levigate pietre che di là non lungi scoperse il capitano Licissich nel dissotterrare le fondamenta della sua casa. Era forse una delle colonne elevantisi su questo magnifico foro, quella che rimpetto alla casa medesima col piedestallo tutto sotterra sorge maestosamente e sola ha potuto sopravivere all’ urto del tempo ed alle vicende rovinosissime della città. Sospettarono il Ponte, il Tanz-lingher, lo Gliubavaz ed altri cronisti che il troppo veemente zelo del santo vescovo Donato abbia demolita e distrutta la superba mole di Livia Augusta convertendone i miserandi avvanzi all’erezione del tempio da lui dedicato alla Trinità.” Und ibidem p. 216: „Solo ci rimasero alcuni rottami quà e là dispersi di fregi e cornici d’eccellente lavoro e quei pezzi di colonne scannellate eh’ erano già nell’ orto della famiglia Dede e che ora veggonsi combacciati a formare la colonna nel campo di S. Simeone. Queste furono quelle colonne d’ordine corintio osservate dal -Ponte, le quali trovandosi appunto in quei contorni appartener doveano al gran tempio di Livia Augusta.”46) Diese Ansichten werden wir unten näher beleuchten. Far-lati erwähnt nach Gliubavac und Lucius die folgende Inschrift, die bei der Thüre der Kirche gestanden sei; sie war verschwunden, man fand sie vor kurzer Zeit und brachte sie in die Kirche als Bruchstück (0^70 Meter hoch, an der oberen Seite 46) Ferrari-Cupilli in Rivista Dalmata, 185g, n. i3.