[14.vn.19] Si rinunzia alla Transcaucasia 713 perché, fa veramente paura ai francesi. Non lo amano affatto, ma lo temono, ed è quello che conta. Tittoni mi racconta che Nitti ha riunito parecchie persone competenti per discutere dell’occupazione della Transcaucasia, dopo aver fermato gli imbarchi; che si è deciso di rinunciare all’occupazione e che in cambio si manderà una missione commerciale, per scoprire economicamente quel paese che Giasone, alcuni anni or sono, dopo aver spinto nel mar gli abeti, trovò abbastanza interessante, avendone riportato a casa nientemeno che il vello d’oro. Per venti anni, da parte mia, vi ho già venduto milioni di filati e di tessuti. Poiché la politica degli Alleati, e specialmente dell’America, verso la Russia, si dimostra negli ultimi tempi assai incerta, la decisione di Nitti può essere trovata ragionevole. 14 Luglio. Festa nazionale della Francia, e festa interalleata della vittoria. Festa vera e profondamente sentita per quanti hanno lavorato alla vittoria. Nessuno degli uomini della mia famiglia è rimasto a casa, all’infuori di mio padre ottantenne. Dunque posso far festa anch’io. In abito di gala mi reco alla grande rivista e mi cerco il miglior posto nella tribuna riservata ai capi delle delegazioni per la pace. È in cima ai Champs Elysées, a cento metri dall’Arc de Triomphe de l’Étoile, sotto il quale sfileranno le truppe di tutti i Paesi alleati ed associati. Mi siedo proprio in faccia al Presidente della Repubblica Poincaré, che è nella tribuna opposta alla nostra, davanti a quell’Hótel Astoria che il Kaiser nel 1914, dopo le vittorie di Mons e di Gharleroi, aveva prenotato, per assistere dai suoi balconi alla sfilata degli elmi a chiodo, sotto quello stesso Are de Triomphe, che alle memorie delle vittorie napoleoniche aggiunge oggi la splendida realtà delle vittorie alleate, dalla Marna a Vittorio Veneto. Ma ha pur veduto sfilare sotto di sé i prussiani, nel 1871.