[a8.vi.i9] A Versailles 675 guerra ai bolscevichi, ma con azione fiacca ed incerta. Tornati all’albergo, ci prepariamo per la grande cerimonia, ed alle 13,30 partiamo per Versailles, Sonnino, Imperiali ed io, espressamente delegati da Sua Maestà il Re alla firma, con i nostri più stretti collaboratori. Sono stati diramati 400 inviti e cosi ne abbiamo potuto distribuire un buon numero fra gli esperti e i giornalisti italiani. Arriviamo a Versailles un po’ prima delle 15; saliamo 10 scalone d’onore, attraversiamo diverse sale, ultima quella dedicata alla guerra, ed entriamo nella immensa galleria degli specchi. Essa fronteggia il meraviglioso parco ed è piena di sole. Si direbbe che Luigi XIV abbia costruito questa sala per gli avvenimenti più grandiosi di guerra e di pace. Sopra il tavolo della presidenza, dietro il quale stiamo per sederci, sta un dipinto e un trofeo sotto i quali si legge: « Passaggio del Reno in presenza del nemico - 1672 ». E proprio nel punto in cui oggi stanno le poltrone della presidenza, il 18 gennaio 1871 si erigeva il podio sul quale Guglielmo I di Prussia ricevette l’acclamazione di tutti i sovrani tedeschi, che, a spade alte levate, lo proclamarono imperatore di Germania. Davanti a lui, colossale nella rilucente corazza e sotto l’elmo prussiano, stava Bismarck, 11 grande costruttore. Qui nel 1906 si celebrava l’apoteosi della potenza degli Zar. Oggi vi si consacra il crollo di tre imperi. Ci disponiamo al lunghissimo tavolo. Clemenceau nel centro, Wilson alla sua destra, Lloyd George alla sua sinistra. Noi italiani siamo alla destra di Wilson. Ciascuno ha davanti a sé un grosso volume bianco e un largo foglio a fregi neri. Sono l’edizione definitiva del trattato in francese e in inglese, in 440 articoli ed un protocollo; e l’ordine del giorno della seduta. Mentre si attende l’arrivo dei delegati tedeschi, si scambiano per ricordo le firme sugli ordini del giorno e sulle copie del trattato.