[3-iv.i9] Gli ordini di Lloyd George 383 Four, nel palazzo Bischofen, dove abita Wilson. Vi troviamo i quattro grandi capi con l’aria ancora più accigliata che all’ultima seduta. Klotz, Loucheur, Tardieu hanno nella mattinata portato le loro lagnanze a Clemenceau, e questi è furibondo per le opposizioni americane ed inglesi. Il vecchio « Tigre » attacca violentemente Lloyd George. Questi lo lascia sfogare e poi si volge ai suoi due delegati Lord Sumner e Lord Cunliffe: « Perché non concludete? Perché tirate tanto in lungo? Non sapete che cosa volete? Non capite nulla della necessità di far presto, di concludere, di far pagare i tedeschi? » Risponde calmo e solenne Lord Sumner, col busto maestosamente eretto: parla in lui tutta la dignità offesa dell’alta magistratura britannica: « Noi non abbiamo fatto che seguire i vostri ordini, signor primo ministro. » « Non vi ho mai dato nessun ordine del genere, signore. » Lord Sumner si alza di scatto, diventa pavonazzo: par debba cadere riverso per un travaso di sangue. Ma compie un evidente terribile sforzo su se stesso, e appoggiandosi sulla sedia guarda Lloyd George con una indicibile aria di superiorità, e dice, sedendosi: « All righi, Mister Prime Minister ». Abbiamo tutti capito, siamo tutti ammutoliti sotto il colpo del conflitto di quelle due coscienze. Finalmente Wilson rompe il pesante silenzio, e chiede a Lamont di presentare entro 48 ore una formula definitiva accettabile per tutti. Lamont assicura che la cosa è fattibilissima. Si fissa per il giorno 5 la presentazione di una formula, e tutti usciamo coll’aria di gente che ha subito una grossa disgrazia. Mentre in anticamera cerchiamo i cappotti, i francesi m’informano che Lloyd George ha ricevuto in mattinata la nuova dell’inizio di una vera e propria sollevazione alla Camera dei Comuni contro di lui. Ieri erano arrivate a Londra le notizie degli ondeggiamenti del primo ministro,