[3-IV.I9] Orlando espone le rivendicazioni italiane 385 rivendicazioni italiane. Cosi si è iniziato anche su di esse il dibattito che speriamo risolutivo. Nel pomeriggio sono state udite le rivendicazioni jugoslave esposte da Trumbic. Orlando non ha voluto presenziare a tale seduta per riguardo verso i colleghi. Ha però anche dichiarato di dover continuare a considerare una parte degli jugoslavi (croati e parte degli sloveni), come nemici, e di non poter perciò avere alcun contatto diretto con essi fino a dopo la firma del trattato di pace. Nel pomeriggio Re Alberto del Belgio è venuto al nostro albergo Edoardo VII a far visita ad Orlando, trattenendosi con lui per circa un’ora. Mentre questi importanti avvenimenti si compievano, noi del comitato speciale per le riparazioni, finanzieri e commissari, ci siamo ancora riuniti al Louvre. L’ambiente era radicalmente mutato. Le proposte del ministro Klotz sono state finalmente prese in piena considerazione. D’Amelio ed io abbiamo ripetutamente preso la parola, influendo perché ciascuna questione sia risoluta colla maggiore possibile equità. Noi siamo decisi sostenitori della fissazione immediata di una cifra a forfait. Ci sembra che un trattato di pace che non stabilisce la cifra delle indennità e lasci aperta la porta a chissà quante future discussioni e conflitti, non sia un trattato, come non c’è contratto se la determinazione del prezzo è rimessa ad libitum di una delle parti. Io non arrivo a concepire un’Europa in cui i vincitori possano attendere di far conoscere i loro obblighi ai vinti e possano modificarli secondo le circostanze. Quale interesse avranno i vinti a ricostituire la loro economia se avranno firmato l’obbligo di devolvere il frutto di ogni loro futuro sforzo a vantaggio altrui? Come non si capisce che la devoluzione di ogni frutto del lavoro umano a vantaggio altrui è la quintessenza della schiavitù? Di queste tesi evidenti ho parlato con gli americani e specialmente con Thomas Lamont. Sono del mio identico 25-