[14.1v.19] Colloquio Wilson- Orlando- Ossoinack adnexum corpus). Oggi il croato Trumbic pretende che quella legge non esiste, basandosi sulla falsificazione di un documento. Ma non c’è dubbio che Fiume sia sempre stato considerato come corpus separatum annesso alla Sacra Corona di Santo Stefano, cioè all’Ungheria. Dopo circa due ore, e cioè nel tardo pomeriggio, Orlando è tornato all’albergo, dal suo secondo colloquio con il Presidente. Egli ha dichiarato a Wilson di aver consultato i suoi colleghi di delegazione e di Governo e di non potere, col più vivo dispiacere, accogliere la di lui proposta come base di discussione. Gli ha detto che la situazione nei termini del memorandum era senza speranza. Il Presidente deve aver capito che l’Italia non ha paura di nessuno, ed è decisa ad una lotta ad oltranza. Ha preso poi la parola Ossoinack, che ha rifatto la storia di Fiume, ed ha esposto le sue costanti aspirazioni. Egli ha ricordato a Wilson come il 30 ottobre scorso, sempre prima che la definitiva vittoria italiana fosse conosciuta, e comunque molto prima che Fiume fosse occupata dalle truppe interalleate, il Consiglio Nazionale avesse sottoposto a plebiscito l’unione all’Italia; e come il plebiscito, consacrando tale unione, avesse posto il diritto di autodecisione « sotto la protezione dell’America, madre di libertà e di democrazia universale, in attesa della decisione del Congresso della Pace ». Cosi Ossoinack ha dimostrato a Wilson che il principio di autodecisione dei popoli, da lui con tanta solennità proclamato il giorno 16 febbraio 1918 fi quattro principii), non poteva avere più luminosa applicazione di quella del plebiscito già avvenuto a Fiume, e che Fiume aveva diritto di attendersi l’appoggio dell’America, poiché ad essa aveva dimostrato tanta fiducia. Ha svolto poi una serie di considerazioni economiche e politiche, dimostrando come Fiume non possa appartenere alla Jugoslavia, servendo altre regioni. Gli ha esposto come la ferrovia che fa capo a Fiume, proveniente dall’Ungheria, è a scartamento nor.