320 Chiusura della frontiera italo-jugoslava [5.ni.19] nenti il disciolto Impero austro-ungarico, specialmente per riguardo ai trasporti, e poi fa una carica a fondo contro l’Italia perché ha chiuso il confine di armistizio verso la Jugoslavia, domandandone aspramente l’immediata riapertura. È la prima volta che Hoover prende ufficialmente posizione contro l’Italia e in favore degli jugoslavi. Egli è stato nostro amico; i nostri rapporti sono sempre stati cordialissimi. La sua mossa mi stupisce dunque grandemente e mi addolora. Replico subito richiamando le comunicazioni fatte da Sonnino al Consiglio dei Dieci e la mia al Consiglio Supremo economico circa i gravissimi incidenti di Lubiana e di Spalato, che hanno determinato la chiusura della frontiera. Ma Balfour appoggia Hoover e presenta una richiesta scritta per la riapertura immediata della ferrovia Trieste-Vienna via Lubiana, affermante che ogni ora di ritardo può essere fatale. Ribatto che i viveri giungono a Vienna da Trieste passando per altre linee; che il Governo italiano, costretto a tutelare la propria dignità e l’onore della bandiera di fronte alle inqualificabili provocazioni jugoslave, ha preso le misure più moderate possibili; mentre potrebbe far marciare le sue truppe e dare ai suoi avversari la lezione che si meritano. Il Governo italiano dimostra nel campo politico il più grande rispetto per la conferenza della pace, rimettendole quelle decisioni che potrebbe imporre marni militari e che è pronto ad imporre se i suoi sforzi non fossero compresi, se i suoi diritti non fossero tutelati. Esso dimostra poi nel campo economico e dei vettovagliamenti una generosità ed una prontezza che nessuno ha finora uguagliato, e per la quale ebbe sempre i più formali riconoscimenti ed elogi dai Governi alleati, ed in ¡special modo dal Governo americano e dal suo illustre rappresentante, il signor Hoover. Le stesse proposte testé approvate per l’Austria sono d’iniziativa italiana e dimostrano quali siano