l3-‘v-i9] Tattica dilatoria 3«7 trattato che contiene in sé i germi e la giustificazione dei peggiori disordini finanziari, forieri di disordini sociali o di rivolte incontenibili a breve scadenza contro il trattato stesso. Questi argomenti ho discussi con Lamont, con Baruch, con Norman Davis, ma dobbiamo adattarci ad una soluzione che nessuno di noi trova ragionevole. Non possiamo mandare a picco la conferenza e non possiamo neppure ritardarne la conclusione. Ne nascerebbe una spaventevole crisi immediata, ed anche noi dobbiamo preferire alla attuale certezza di un disastro materiale e morale, l’eventualità di una crisi lontana. Il tempo e la ragionevolezza degli uomini potranno alleviarla e forse anche impedirla. Accettiamo dunque, pur con grande amarezza, il concetto di una commissione che siederà in permanenza per determinare l’ammontare dei pagamenti entro due anni di tempo: ma siamo convinti che i due anni siano un termine valevole solo sulla carta. Su gli altri concetti, come la solidarietà della Germania pel pagamento dei danni prodotti dai suoi alleati, il pagamento immediato di un ragionevole anticipo, lo studio continuato delle possibilità di pagamento dei paesi vinti, siamo rapidamente d’accordo. Affidiamo a Lord Sumner e a Lamont l’incarico di stendere un testo definitivo su la falsariga francese, da portare domani stesso ai Big Four. Oggi ha tenuto seduta la commissione dei porti, vie d’acqua e ferrovie sotto la direzione del vicepresidente on. Sifton, e poi di Coromillas. Essa ha già redatto gran numero di articoli pel trattato di pace ed oggi ha discusso la questione degli accessi ferroviari dalla Cecoslovacchia al mare. Trumbic ha ancora una volta « piantato la grana » per sottrarre la Croazia e la Slovenia agli obblighi del trattato. Non manca certo di tenacia il nostro nemico. Anche la commissione economica ha tenuto seduta sotto la presidenza di Clémentel. L’Italia era rappresentata dal dott. Alberto Pirelli e dal comm. Dell’Abbadessa, del mi-