Col crescere della famiglia, crescono pure i doveri morali di educazione e i doveri materiali. “ Fiòi pèici, travàj pèici, fiòi grandi, travàj grandi Nel discorso non deve mai mancare il ritegno, perchè “ I fiòi i zi cumo le sponze, i sorbèiso quii che ghe se dà “ “ Fiòi e culonbi spurca la casa M anche se è “ 1’ inosensa che parla Una madre non deve mai essere maldicente : “ Chèi che jò feje in còuna, non se maravèii de ninsouna Il bambino quando compie il sesto mese di età, comincia a permettere alla madre di non stare sempre occupata con lui, egli comincia a sedere : Mezo ano, còul fa scagno ; e, responsabile, viene castigato delle sue leggere impertinenze, già “ al còul nu va in paradeis Quando il fanciullo è cresciuto e vuole intromettersi anzi tempo negli aflari di casa gli dicono : “ Al vuvo voi insegnà a la galèina “ che ricorda il rovignese : “ Li uòche vói mandà li anere a bivi !11 Un figlio stravagante, di cervello strambo, guasta le tradizioni di famiglia. “ òun fèio mato in caza rompo i pati (o, al ciodo) ; òun insèina razòn, fa scunbati dòuti e gli dicono : “ Se ti fe farè oùn bon leto, ti te lo godarè E la famiglia si consola, poiché “ Dòute le porte jò al so batadùr, dòuti i teti i jò cupi ruti (pensieri e debiti) Bijàta quila casa eh’ a jò oun batadùr sulo 288