Una rappresentanza delle parti contendenti si portò infine a Venezia. Domenico Bagozzi, sindaco del popolo e consorti da una parte, e Antonio Moscheni, giudice del popolo e compagni avversari. Il Senato, dopo aver presa visione esatta di quanto era successo a Dignano negli anni che corsero dal 1754 al 1757, influì per un accordo, attenendo ad una riconciliazione degli animi. Si rimise al podestà 1’ incarico di far eseguire una perizia sullo stato della chiesa, da rassegnare al Vescovo. Così fu fatto. In attesa del radicale restauro venne tosto puntellato il coro ed il soffitto. Il vescovo aderì momentaneamente a ritirare 1’ interdetto, riservandosi di ripeterlo se nel termine di sei mesi non si fosse effettivamente dato luogo al promesso restauro. Nel maggio 1757 si radunò il consiglio generale cittadino e alla presenza del Podestà, nonché dei sindaci Francesco Bettica, Francesco Damianis e Domenico Bagozzi, venne deciso di raccogliere tutte le offerte dei confratelli delle chiese filiali delle decime e nel centesimo delle entrate, sotto una savia amministrazione. Inoltre venne stabilito che si sarebbe edificata una nuova fabbrica sull’ area della vecchia chiesa, variando però l’orientamento della facciata principale, che era a ponente, e portandola invece al mezzodì. Così, dopo qualche tempo, si cominciò il lavoro 2). I cittadini tutti si prestarono gratuitamente e la nuova chiesa venne consacrata il giorno 3 febbraio 1800, giorno di S. Biagio, patrono della città. Il Duomo di Dignano, che misura metri 31.60 in larghezza e 56.20 in lunghezza è una imitazione della chiesa di S. Pietro in Castello di Venezia. E’ divisa in tre navate a tre archi sostenuta da colonne d’ordine corinzio, fiancheggiata da altre di ordine toscano. Quelle che sostengono la Cantoria dell’ organo hanno per base un capitello rimaneggiato e ridotto a zoccolo. Il vecchio organo, fabbricato a Venezia da Giacomo 158