cioè a mondare il grano dal loglio, a mietere, a cantare la “ Bella Violà Non avevano giubba, non brassarola, non maniche. Sovra la camicia “ de tila de canovo “ mettevano la “ busteina “ (bustino) di stoffa nera allacciata alle spalle ; a coprire l’eventuale scollacciatura portavano al collo un fazzoletto comune, a fiori turchini, per solito annodato al petto. Il corpo della camicia era di un tessuto di filo greve di canapa, mentre le maniche erano più leggere e terminavano in una increspatura (sfìsada), venivano rimboccate fino a lasciar nudo l’avambraccio : la donzella così restava in “ nistole “. Nel giorno di lavoro esse portavano una sottogonna la “ carpita “ già ricordata di “ gurgan “ rosso, verde o turchino. L’uomo che nella foggia viene a completare il quarto gruppo, portava il “ codegougno “ codegugno, le scarpe con le “ rice “ allacciate con cordella di lana a cappio doppio e spesso le uose, “ i busigheini Quante bellezze che non si riproducono e che ricordano F antica foggia italica del vestire di Dignano, foggia dimenticata, seppellita e quasi distrutta dalla moda, dalle vicende politiche e dagli anni. Ricordiamo i nostri nonni. Il popolo nelle costumanze nuziali, nelle processioni od in altre usanze, come nelle feste e nelle superstizioni, assume il carattere prettamente meridionale. Il dialetto primitivo, 1’ istrioto, che è una derivazione dal dialetto indigeno modificato dal latino, resistette all’ urto dei secoli e alle vicende politiche e se coll’ andar del tempo andò lentamente assimilandosi col veneto, ricorda pur sempre nelle flessioni e nelle radici la propria origine antica, perchè mai sopportò infiltrazioni straniere e procede ancora in armonia coi vernacoli di Rovigno, di Valle e di Gallesano e come questi è ricco di proverbi e di canti idillici. 236