istriane guardano alla rigenerazione della Provincia che con ritmo celerissimo va compiendosi, sotto la guida del Duce, che nell’ anno XV dell’ E. F. fece inaugurare già vari tronchi del grande acquedotto istriano. PRODOTTI DEL SUOLO. Le proprietà fisiche dei terreni del nostro territorio non si presentano ottime, e come tali non sono quindi confacenti ad ogni coltura. Molti dei nostri agricoltori, poco armati da spirito di sacrificio e di privazione, lasciano le fatiche dei campi e si limitano alla coltura della vite e dell' olivo come quelle che sono spiccie e redditive. Altri invece affluiscono alla città in cerca di posti con salario fisso, disdegnando 1’ agricoltura nella quale si esige troppo lavoro e non sempre retribuito per l’inclemenza dei tempi, per la ristrettezza del possesso oltremodo frazionato. Da ciò conseguita che i terreni vengono venduti a quelli del contado, avidi e gelosi dei nostri oliveti. In altri tempi tale fatto sarebbe stato rovinoso per la nostra integrità nazionale, ora tale pericolo è fuori discussione, ma la proprietà del dignanese sfuma e 1’ agricoltore diventa operaio e impiegato. Non occorre almanaccare se i prostimi rimangono sterili laddove potrebbero apportare il benessere economico al coltivatore e una certa floridezza a Dignano, se la mano d’ opera fosse pronta alla coltura e non esistessero certe prevenzioni di diritto sui pascoli. Il sistema di coltivazione, come già si disse, va esplicandosi intorno alla vite e all’ olivo, arrecando queste il maggior cespite di guadagno ; con fatica si era riusciti ad introdurre la coltivazione di piante industriali, come il crisantemo ed il tabacco, ma ora tali colture sono limitatissime. I vecchi agricoltori dell’ ottocento poi non davano 59