IV Capitolo XX — colpisce con tutto rigore ed inasprimento le stregonerie fatte con animo et intension cattiva. L’ impostore o lo stregone scoperto, se avrà recato col malefizio danno alle persone in modo da procurare loro la morte, sija appicato per la gola, talché il mora ; se la persona colpevole fosse una donna si risparmierebbe a lei la forca ma verrebbe egualmente bruggiata talché la mora. Se la persona colpita dalle operazioni dello stregone rimanesse indebolita nel suo organismo, allora quel tal malfator sij punito nella persona, nella roba, ovvero netti denari in libertà del sig. Podestà, guardata la qualità del fatto e la condizion delle persone. Il dignanese sa anche distinguere i pregiudizi, ed ama e vuole conservare certe ombre, perchè derivanti da una luce che fu sempre nostra, alla quale noi dobbiamo tutto ; la vita, la civiltà, il corredo nazionale e la redenzione. Ed ecco perchè la puerpera non deve posare l’occhio a lungo e con insistenza sovra un oggetto e meno poi sovra una pianta o sovra degli erbaggi, facendo così le si smarrirebbe il latte, andando esso a sua volta a confondersi coi succhi delle piante smodatamente fissate. Per riaverlo dovrebbe avere almeno l’incomodo di ricorrere alla donna fattucchiera, che conosce il segreto della malia. Ella, col succhiare P umore della pianta fissata potrebbe ridare la felicità materna alla puerpera. Per non perdere il latte, la madre novella intanto non deve mettere ad asciugare i pannolini sulle finestre prima di avere battezzato il suo neonato ; e durante il tempo del puerperio, fino a che ella non esca di casa, i familiari nulla devono dare fuori : non doni di qualsiasi genere, non elemosine, sotto pena di privare il bambino del latte materno. La madre che teme di perdere il latte ricorre ad altro rimedio. Ella fra le conoscenti va in cerca del “ cavalin “ ossia di una borsettina di stoffa entro cui è 240