I parenti della moglie però non legano troppo, è un’ affinità di poco conto, “ Sango de fìmena, sango de bobulèina Quando il marito si occupa delle minuzie di casa, è segno che la moglie non è buona massaia. “ Pùvera quila caza anduve eh’ al marèii sa al sai che va in la pignata “. La morte della moglie fa fortemente soffrire il marito (!), ma il dolore presto si dilegua : “ Morto de muièr, dulur de cùmio " (gomito). A sua volta però anche la moglie si consola presto : “ Morto de marèi, dulur de senùcio " (ginocchio). II seguente dettato è a conforto tanto del vedovo che della vedova : “ Chè piòn piura, piòùn presto s’inamura “. Per la famiglia, per i figli in ispecie, la morte della madre è la più grande sciagura. I figli crescono disgraziati, senza sorveglianza : “ Maro morta, paro orbo ". Peggio per essi poi, quando il padre riprende moglie : “ Povari i fiòi che va suta madregna La matrigna per quanto si industri per la casa e per i figliastri, mai accontenta appieno ; il rimprovero per lei è sempre pronto : “ Basta esi madregna ! ! Basta esi madregna per esi maragusa " (amara). Madre e figlia vanno sempre d’accordo nei sotterfugi : “ Maro e fèija, nu se fa la spèija, cu naso ’na fèija, naso tri ladri ; ladro al murùs perverso, e ladra su maro che ghe ten terso La nuora non è sempre però quella che guasta la pace : “ Se la vecia zi bona, zi bona anca la nura, se la vecia zi bona, la nura zi brava e bona ... 289 ... 19.