non vi trovò colà un’atmosfera confacente al suo carattere, sentì la nostalgia della patria lontana, patì ed ammalò. In quella regione fredda, non consentanea al suo animo, scrisse i due sonetti già ricordati, “ La Mur belli e gentili dal lato letterario, ma cupi e tristi nel contenuto, inneggianti alla malinconia della scuola da lui accolta con entusiasmo. “ Piove e la Mur par che mi dica : Vieni ! “ Fu rimproverato, incuorato a sorpassare su certi disinganni della vita, fu spronato a cantare la patria, la famiglia, Iddio. Il giovane Boccalari non sprezzò del tutto la lezione e scrisse in risposta due sonetti di ravvedimento che mandò al periodico “La Scolta “ di Rovigno, perchè di là gli veniva 1’ osservazione, il monito. CANTI AM LA PATRIA, LA FAMIGLIA, IDDIO! I Non io voglio morir, la morte è il nulla, è il verme che divora ed è 1’ oblio ; non io voglio morir, se potrò anch’ io sognar il bacio della mia fanciulla. E’ d’ un’ immensa pace nel desio, che la mia triste anima si culla, è d’ un vago dolor che si trastulla questo povero fral stanco e restio. Ma se là fra i beati del Signore v’ ha un’ anima sorella, un angel pio che conta il pianto e veglia il mio dolore, Oh ! allora saprà forse il labbro mio colla nota più dolce del mio cuore, cantar la patria, la famiglia, Iddio. II E canterò i miei limpidi orizzonti e le mie nubi d’ ostro e di rubino, e il vergine sorriso del mattino e il dì che muor nel roseo dei tramonti. Evocherò i ricordi da bambino, 131