seminare 1’ orpello nelle cittadelle, con 1’ oro, per inquinare la purità del sentimento italiano. Ma Dignano, presa pure di mira negli anni 1900 in poi, si stringe in un fascio col Circolo popolare di coltura, e la coalizione cittadina contrappone all’ invadenza slava le proprie risorse creandosi una barriera nella Cassa Rurale, di marca prettamente paesana. Ebbe a capo la Cassa Rurale, uomini di cuore, che si dimostrarono animati da grande fervore e da tenacità di propositi. E tutti ricordano ancora le figure del dott. Cleva, di Nicolò Ferro e di Carlo Vitturi e la loro attività spesa a favore di questo ente cittadino. Poveri morti ! Cleva e Vitturi riposano all’ombra di S. Biagio, Nicolò Ferro invece morì là ove la Patria salda contrastava un palmo di terreno al furore nemico, ove Gorizia che egli vide redenta, allargava al sole d’Italia i raggi di redenzione. Morì per la Patria, e la vecchia sua madre all’ annunzio della sua morte eroica, esclamava con animo spartano : “ morì per il suo ideale “. La Cassa Rurale ha murato una targa nei suoi uffici a ricordo del suo eroe, esempio di civismo e di virtù patria. Non una tomba accoglie le sue ceneri, ma gli eroi morti, nelle notti oscure del Carso, sorgono e cantano con Nicolò Ferro : “ non passa lo straniero “. La targa murale reca le seguenti parole : “ Qui, con l’esempio, Nicolò Ferro, temprò il valore del centesimo, che non disperso, fa grande la patria, come il petto dell’ Eroe “ (24 maggio 1908). Nei primi tempi i mezzi della Cassa Rurale furono modesti, ma l’istituzione, alimentata da ossigeno vivificatore, prosperò e sparse largo il suo aiuto al bisognoso agricoltore. Fedele ai suoi principi di umanità e di patria, essa favorì i mutui sopratutto contratti a scopi di matrimonio, e gran parte delle famiglie dignanesi dovettero il loro sorgere sia prima che dopo la guerra alla comprensione e generosità della Cassa Rurale. Questo 113