dal Municipio viene stabilito che il lapidario prospetti sul cortile della scuola ma viene anche detto che il contributo di Dignano non può essere superiore a lire 500. (23-12-1921). La Società Archeologica di Parenzo a sua volta in data 4 febbraio 1922 significava a Dignano che la questione del suo lapidario verrebbe trattata nella imminente seduta della Direzione. Purtroppo però si frappongono nuove difficoltà finanziarie, per cui l’iniziativa si arresta finché F ufficio Belle Arti di Trieste incomincia a prenderci interesse nella questione. Esso constata “ che le lapidi e le sculture romane e bizantine appartenenti al Comune sono tutt’ora nelle deplorevoli condizioni lamentate già da D. Bismondo con lettera 29 luglio 1919. Quindi non si può tollerare più oltre che così interessanti cimeli si lascino abbandonati in una cantina, tanto più che tutto fa credere sia in Dignano, sia nei dintorni, che le scoperte continueranno. Perciò si insiste sulla proposta già fatta, della costruzione di un lapidario entro il recinto della scuola, in cui si dovrebbero raccogliere non solo i cimeli di Dignano, ma altresì quelli dei paesi più vicini, quali Gallesano, Peroi e Valle “. L’ufficio Belle Arti s’impegna d’inviare un suo architetto, perchè prepari un altro progetto di una tettoia semplice, ma dignitosa e non dubita che il Municipio di Dignano “ geloso delle proprie nobili tradizioni e seguendo 1’ esempio di altri comuni non mancherà di dare tutta la sua cooperazione “. II Municipio pure esprime il rammarico che altra volta difficoltà finanziarie abbiano impedito l’esecuzione del lapidario tanto discusso e promette di presentare il nuovo progetto — tosto che sarà elaborato — al Consiglio Comunale “ per la fissazione della misura del contributo ". Il dott. Antonio Delton in questa epoca era Sindaco (16-2-1923). 219