Dalle macerie della chiesetta di San Teodoro, i cui resti si trovano ancora lungo la strada che da Castel-nuovo conduce a Carnizza, provengono due are in onore di Melesoco divinità locale istriana. Il primo blocco, molto guastato dal tempo e anche dalla mano inesperta di chi lo possedeva, che non esitò a trasformarlo in un recipiente per umettar la mola, truogo che nel dialetto di Dignano si chiama “ gavassa ", da Carnizza passò sotto la tettoia dello stabilimento Bacologico Tomaso Sotto Corona ; fu poi donato dal figlio di questi, Augusto, a Dignano, per arricchire la raccolta di pietre sculte che andava formandosi per un eventuale lapidario dignanese. Questa pietra però non trova ancora requie, e sottratta all’ umile raccolta di Dignano passò per ragioni topografiche nel Nuovo Museo archeologico di Pola. Tuttavia Melesoco non abbandonerà Dignano, ma nel nostro lapidario verrà accolto il resto sacro di un’ ara, gemella al blocco, tolta egualmente dalla chiesetta di San Teodoro e che sta a dimostrare che le deità istriane abbiano goduto particolare fervore di culto nella nostra regione : Eia, divinità femminile. Essa passò pure nella casa del signor Tomaso Sotto Corona, ove il compianto Giovanni Dottor Cleva la prese in custodia con gelosia speciale ; fu murata in una cavatura sotto un belvedere artificiale, fra le robinie del podere, assieme a frammenti di architettura e a un torso di statua con veste a ricche pieghe. Non so come potè rimanere a posto anche durante la guerra mentre lo Stabilimento ed il podere “ Babos “ venivano occupati dalla ciurmaglia della marina austriaca (1915), dalla quale sorse il bruto che rovinò compieta-mente il leone veneto che ornava il municipio di Dignano. Certo è che la erede della Casa Sotto Corona, la vedova di Augusto, signora Gemma, per l’interessamento del Dott. Piero Sticotti — nell’ ottobre 1922 — cedeva 216